STORIA E STORIE di

 Perchè non ci piace l'Italia che vince

Giovedì 22 Gennaio 2015
In un paese normale se due ostaggi degli integralisti islamici vengono liberate, la gente di quel paese è contenta, festeggia, ringrazia lo Stato. In Italia la prima reazione non è mai di soddisfazione, nella migliore delle ipotesi è seccata. C’è subito chi si chiede perché hanno liberato proprio quelle due e non altre, chi incomincia a cercare cosa c’è di nascosto, se il riscatto era meritato. S’incomincia domandandosi come mai quelle due ragazze erano andate in Siria, si finisce dicendo che in fondo quelle due se l’avevano cercata. Fino a scivolare nella volgarità assurda (chi ha parlato si è scordato di essere stato ministro della Repubblica): hanno fatto sesso consenziente con i terroristi e noi paghiamo! Bugie, facilissime da dimostrare. Ma non importa, conta spararle e far parte del gruppo che ha sempre e comunque qualcosa da rimproverare. E’ vero, le due cooperanti erano inesperte, è meglio che chi non è in grado di affrontare certe situazioni in paesi a rischio resti a casa. Far del bene è un mestiere sempre più difficile, non basta la sola buona volontà. Ma la libertà va sempre festeggiata. Accusare, infangare, sembra diventato uno sport nazionale, peggio del calcio e della politica, peggio delle ideologie, peggio di tutto. La prima cosa è parlare male di tutto ciò che in un altro paese sarebbe motivo di orgoglio, di soddisfazione. Se un paese apprende che un suo scrittore ha vinto il premio Nobel per la letteratura sono tutti orgogliosi, felici. Non è una cosa che agli italiani capita spesso, l’ultima volta è stata nel 1997 quando il Nobel è toccato a Dario Fo. Anziché festeggiarlo, molti italiani hanno incominciato a chiedere perché proprio a lui, che in fondo non era un grande autore, che in Svezia avevano sbagliato, che Fo non lo meritava, che aveva un passato poco limpido, che non rendeva onore all’Italia. A nessuno veniva in mente che proprio nello stesso giorno in 470 teatri del mondo stavano rappresentando un’opera di Dario Fo; che forse quell’autore così contestato in Italia era più apprezzato di quanto gli italiani pensassero. L’idea che si trattasse in fondo di un vecchio comunista incallito era superiore all’orgoglio di avere finalmente un altro Nobel per la letteratura, dopo Eugenio Montale e dopo Carducci, Deledda, Pirandello, Quasimodo. Se un paese vede premiato con l’Oscar un suo attore o un suo regista quantomeno applaude. In Italia no, quando Roberto Benigni è stato premiato come migliore attore protagonista (mai successo per un italiano) e per il film, molti a chiedersi perché proprio a lui, che quel film “La vita è bella” tutto sommato non era poi un grande film, che Benigni era un guitto non un genio del cinema. Che per di più aveva pure preso in braccio Enrico Berlinguer. Masochisti come pochi gli italiani si tafazzano spesso e volentieri. E’ ora di cambiare, di dare un peso giusto alle persone, di non usare sempre come arma il pregiudizio o il falso giudizio. Non si può vivere perennemente nell’emergenza, nemmeno con la rassegnazione che tanto siamo tutti corrotti, che i politici sono tutti da cacciare, che non c’è nulla da fare. Soprattutto che chi non la pensa come noi non merita niente. Fino a quando vinceranno quelli che si comportano così saremo un piccolo Paese. Ultimo aggiornamento: 16:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA