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Razzismo legale nella "microcurva"

Mercoledì 19 Febbraio 2014
Roma-Inter sarà una partita surreale: dopo le curve, chiuso anche il settore distinti per i cori di "discriminazione territoriale". Restano aperte le tribune e il settore "interista". «La sanzione generalizzata è una sanzione ingiusta se estesa a tutto un settore», ha tuonato il presidente di Lega, Maurizio Beretta, invocando una «giustizia chirurgica» che colpisca i pochi (ma davvero sono pochi?) responsabili. A fine stagione le norme cambieranno, nessuno ancora sa come. Nel frattempo le società stanno pensando a una soluzione "all’italiana", per certi versi geniale: suddividere le curve in tanti "microsettori", in modo che la sanzione colpisca un numero ristrettissimo di tifosi. Insommma, nell’impossibilità di sradicare il fenomeno si troverebbe il modo di legalizzare i "cori razzisti" confinando le frange ingovernabili in "gabbie" ristrette e separandole dai tifosi "buoni". Poi ci sarebbe anche da chiarire come si misura - e chi lo fa - il "razzismo" di un settore: bastano 10 tifosi? 100? Solo se l'intero settore ulula?  Ma il dibattito si sta facendo molto più ampio e la definizione di "cori razzisti" e di "discriminazione territoriale" è sempre più confusa. Ad esempio, se "odio Napoli" è da considerarsi offensivo per la città, "odio il Napoli" (o la Roma, l’Inter, la Juve...) cos’è? E ancora: un giocatore può essere fischiato sistematicamente, anche ad ogni tocco di pallone, soltanto se bianco? Se invece di colore è razzismo? E forse non è lecito irretire un avversario perchè temuto? Certo, il fair play è altra cosa. Ma il tifo calcistico non vive anche di forti rivalità, inimicizie, parole forti? Il vero confine è la violenza, questa sì va perseguita con tutti i mezzi. Ma piano a dare patenti di razzismo generalizzate, a volte si enfatizza un fenomeno che non c'è nella realtà.  Ultimo aggiornamento: 12:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA