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Padova, la risalita sarà durissima. Sei domande attendono risposta

Lunedì 26 Maggio 2014
Una retrocessione per certi versi annunciata, un disastro da cui sarà difficile risollevarsi. Uscire dall’inferno della Lega Pro, per il glorioso Calcio Padova, sarà impresa titanica. Perchè una simile scoppola lascia un segno indelebile, perchè mancano gli uomini ed i progetti, perchè attorno al mondo biancoscudato c’è un’indifferenza generale da parte di chi potrebbe (e dovrebbe) mettere mano al cuore ed al portofoglio. Ma la retrocessione era ampiamente prevedibile, dati i presupposti. A partire dall’abbandono di Marcello Cestaro. Per carità, un presidente che ha dato tanto, ma proprio tanto, in termini economici e di entusiasmo. Ma la sua uscita repentina di scena, di fatto "regalando" la società a Diego Penocchio senza le necessarie garanzie di continuità e progettualità, ha sconquassato l’intero ambiente.   La retrocessione diretta è un disonore che Padova ed il Veneto non meritavano, ma è apparsa l’ovvia conseguenza di un’avventura priva, innanzitutto, di passione. Una stagione senza capo nè coda, tra cambi di allenatori, polemiche, mancanza di riferimenti societari all’altezza. E adesso? Non è detto che il peggio sia rappresentato dalla retrocessione. Ci sono inquietanti domande ad oggi senza risposta.  1) La dirigenza intende rimanere?  2) Ha un progetto?  3) Dispone di risorse e intende metterle in campo?  4) L’obiettivo è l’immediata risalita in Serie B?  5) I conti della società garantiscono un futuro?  6) Esistono cordate disposte ad investire sul Calcio Padova? Sono domande che meritano risposte immediate. Viceversa si spalancherebbe un baratro dagli sviluppi impensabili. Ultimo aggiornamento: 13:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA