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La lezione di Carmine e Rudi

Domenica 10 Novembre 2013
Una sconfitta, la prima dopo dieci vittorie, e un pareggio, il secondo consecutivo. Per i due allenatori del momento una domenica negativa, ma la lezione che ci arriva da Carmine Parlato e Rudi Garcia resta più che valida. Davvero un allenatore può fare la differenza? La scuola di pensiero prevalente ai vertici delle società è che in campo vanno i giocatori. Oppure, per la panchina, si è disposti a investire sul grande "nome", ritenuto affidabile e rodato. Basterebbe guardarsi attorno e capirne un po’ di calcio per convincersi che non è così. Il Pordenone, ad esempio, lo ha fatto. La dirigenza ha messo la squadra nelle mani di un allenatore serio e preparato, Carmine Parlato, che oltretutto da calciatore ha collezionato una vasta esperienza sui campi di mezza Italia e che all’esordio in panchina, nel 2005-’06, ha vinto - scusate se è poco - il campionato di serie D con il Rovigo. Ora, sempre in D, il Pordenone di Parlato vola: primo in classifica, nonostante il ko, con 10 vittorie su 11 partite. Ma anche la Roma capolista in A deve le sue fortune a un tecnico pressochè "sconosciuto". Dopo un’estate passata a inseguire a suon di milioni Allegri, Mazzarri e altri bei nomi, la società ha "ripiegato" su Rudi Garcia. "Rudi chi?", il tam tam dei tifosi con tanto di contestazione estiva a Brunico. Nel 2010-2011 aveva vinto lo scudetto con il Lille, in Francia, ed era stato nominato migliore allenatore della Ligue 1. Ma si è arrivati a lui per caso, terza o quarta scelta, quando altri big hanno detto no. E se non avesse vinto subito? Apriti cielo. Eppure oggi sembra a tutti l'uomo giusto al posto giusto, colui che in una piazza bollente ha «rimesso la chiesa al centro del villaggio». Meditate gente, meditate... Ultimo aggiornamento: 17:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA