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I pochi milionari ed i tanti "affamati"

Sabato 14 Dicembre 2013
In Francia si è levata l’indignazione generale per lo sciopero dei calciatori (in realtà dei club) contro la supertassa del 75% sugli stipendi. Anche il vescovo di Padova, monsignor Antonio Mattiazzo, si è detto impressionato per i guadagni dei calciatori, «mentre c’è chi muore di fame».   Nell’immaginario collettivo il calcio è un mondo dorato. Ma è davvero così? A fronte di un’elite strapagata, c’è invece un mondo sommerso di centinaia, se non migliaia, di calciatori che tirano la cinghia, o che fanno addirittura la fame. Per un De Rossi che guadagna oltre 6 milioni di euro l’anno e diversi altri come lui in Serie A, dove il monte stipendi complessivo supera i 900 milioni di euro l’anno, dalla Serie B in giù accade di tutto. Giocatori pagati anche poche migliaia di euro l’anno, stipendi in ritardo, club in fallimento, presidenti latitanti. Persino collette di tifosi per far mangiare i propri beniamini. È una realtà quotidiana sul tavolo di Damiano Tommasi, presidente dell’Assocalciatori: «Purtroppo sono i contratti stellari di pochi a dare un’immagine distorta della realtà economica che ruota attorno al mondo dei calciatori».   Le testimonianze di calciatori non si contano. Giuseppe Cardone, ex difensore di Parma e Milan in serie A, e Vicenza in Serie B (203 presenze), oggi fuori dal mondo incantato del pallone, avverte: «Scendendo di categoria si fanno le nozze coi fichi secchi. Ad esempio, è difficile che ci sia puntualità nei pagamenti, e oggi la situazione è diventata pesante e va sempre peggio».   Riccardo Maspero, fantasista di Samp, Fiorentina e Toro. Dal campo alla fabbrica: «A un certo punto più nessuno mi ha cercato, ci speravo e invece niente. Sono stato dimenticato». Già, perchè c’è anche il dopo. Che può arrivare anche a 30 anni, e se non sei Ibra ti trovi "vecchio" con un pugno di mosche in mano.   Il calcio vero è anche questo, forse è solo questo. Ultimo aggiornamento: 12:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA