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Zebre e il caso Sarto-Chistolini: punirne uno per educarne mille

Domenica 26 Ottobre 2014
Scommettiamo che al momento delle convocazioni definitive per i test-match di novembre Leonardo Sarto e Dario Chistolini saranno nella lista dell’Italia? E se non ci saranno, vuol dire che hanno combinato qualcosa di molto più grave della spiegazione ufficiale fornita dalle Zebre (essere usciti a cena senza permesso) per cui sono stati sospesi dalla società ed esclusi dal raduno azzurro che inizia oggi a Treviso. È la previsione più realistica da fare sul caso scoppiato nel rugby la sera prima del match di Challenge Cup Brive-Zebre, poi vinto 26-21 dagli italiani. La chiave di tutto sta, probabilmente, nella dura affermazione fatta dal presidente delle Zebre Pierluigi Bernabò a OnRugby: «Non siamo il parcheggio della nazionale». Dichiarazione che evidenzia un problema nella franchigia federale, diventata il principale fornitore dell’Italia (13 atleti su 30, 11 dopo le sospensioni) a seguito dello smantellamento del Benetton Treviso. È il problema della motivazione, dello stimolo, della disciplina e dello spirito di squadra dei giocatori. Già la concorrenza per un posto in nazionale è scarsa rispetto all’estero. Ora che è quasi automatico transitare dalla maglia bianconera a quella azzurra molti potrebbero sentirsi appagati, garantiti, certi che il posto, qualsiasi cosa accada, lo avranno. Bisogna perciò far capire ai giocatori che il 6 politico, il minimo sindacale, o comunque lo si voglia chiamare, nella squadra diretta da Andrea Cavinato non esiste. Come, oltre che con le parole? Con i fatti. Punirne uno (tre in questo caso, compreso lo straniero Andries Ferreira) per educarne mille. E far capire che le Zebre non sono un parcheggio, ma un’opportunità. Non sarà facile, ma è doveroso provarci. Anche da qui passa la speranza di un rilancio della Nazionale a novembre dopo il suo "anno orribile". (Ivan Malfatto) Ultimo aggiornamento: 17:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA