​Lega, insulti e tensioni. Stefani: stop polemiche. E Marcato apre a sinistra

Venerdì 1 Marzo 2024, 08:55


L'ACCUSA


Tant'è, non è il monito di Stefani a impedire all'assessore regionale Roberto Marcato di chiedere un cambio di rotta al partito. Comprese le dimissioni a Salvini e allo stesso Stefani se il voto di giugno dovesse essere, come dicono i sondaggi, «drammatico». «A parte il fatto che trovo straordinario andare sui giornali per dire di non andare sui giornali - rileva Marcato - io è da almeno due anni che critico la linea politica assunta dalla Lega. Sono stato un forte sostenitore di Matteo Salvini, sì, ma quando abbiamo cominciato a perdere l'identità, quando abbiamo smesso di essere il "sindacato" del Nord, gliel'ho detto. Ce lo ricordiamo cos'è successo con il primo Governo Conte? Abbiamo approvato il Reddito di cittadinanza, ma non abbiamo portato a casa l'autonomia. Il ponte sullo Stretto? Ricordo di averlo combattuto ferocemente al fianco di Matteo, ora lui dice che va fatto, ma perché non porta più avanti le istanze del Nord?». Marcato è durissimo anche nei confronti della dirigenza locale: «Abbiamo perso i Comuni di Padova, Verona, Vicenza. Alle Politiche siamo stati superati da Giorgia Meloni che qui ha fatto il migliore risultato d'Italia. Riflessioni? Analisi? Zero. Ecco perché dico che se il risultato delle Europee sarà drammaticamente negativo, Salvini dovrà fare una riflessione. E non solo lui. Perché il segretario ha attorno a sé tutta una pletora di consigliori, anche qui in Veneto, che devono condividere con lui le responsabilità». Dimissioni anche per Stefani? «Per l'intera attuale classe dirigente la riflessione sarà scontata. Nulla di personale, Stefani è una brava persona, ma qui stiamo parlando di politica». Quanto al terzo mandato, Marcato dice che FdI non lo concederà mai: «Io non ci ho mai creduto. Credo invece che la Lega dovrà avere ancora il presidente di Regione. Con la coalizione di centrodestra se sarà possibile, altrimenti da soli: Lega, lista Zaia, una lista autonomista, civiche, insomma, chi ci sta». Anche con la sinistra? «Non essendo un uomo né di destra né di sinistra, ma leghista - anzi, lighista - non ho difficoltà a dialogare con nessuno». E se si arrivasse alle dimissioni di Salvini, chi dopo di lui? «A parte che non capisco la mania di andare a cercare sempre un forestiero, sono convinto che nel caso si arriverà a un triumvirato. Ma a me non interessa chiedere la testa di Salvini, può anche restare là, purché la Lega torni a essere la Lega».

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