Federico il biologo marino: dall'Alpago alla Norvegia per vedere la balenottera

Mercoledì 10 Gennaio 2024, 12:00 - Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio, 08:36

LA BALENA TIMIDA

«È una balena schiva - racconta Federico tra un'immersione gelida e un'aurora boreale - è molto difficile incontrarla e se succede non si mostra. In una fortunata uscita di whale watching potresti vederne l'1%, il filo della schiena, nient'altro. Non è una balena che si avvicina alle barche, non le interessano. Sott'acqua però, tutto cambia». Come l'ha incontrata? «Qualcuno diceva di aver visto il suo soffio in zona, ma c'erano molti dubbi. Durante un'uscita mi sono accorto che c'era una "bait ball", uno di quei banchi di pesci che sembrano delle gigantesche palle vive, cibo ideale per i cetacei; mi sono immerso ed eccola là: venti metri per cento tonnellate circa. Gigante e meravigliosa, seconda soltanto alla balenottera azzurra (il più grande essere vivente, ndr); una specie che è appena un gradino sotto la fase critica in termini di estinzione: non malissimo ma nemmeno bene. Per questo vederle, incontrarle, è importante. Primo per studiarle: fotografare la pinna caudale o la coda di una balena significa prenderle le impronte digitali; in futuro puoi re-incontrarla, puoi studiarne gli spostamenti, le migrazioni. Le balenottere minori avrebbero bisogno di un "effetto megattera", che è quella che chiunque immagina quando si pensa alla balena. Perché si fa vedere, gioca, fa i salti, sbatte le pinne sull'acqua». È il labrador delle balene. «Esatto. Chi mai le sparerebbe? Nessuno. Le altre balene invece nessuno sa come sono fatte, quindi se vengono cacciate pazienza». Sembrerebbe un problema del secolo scorso. «Per nulla. Qui in Norvegia ad esempio, o in Islanda, è impossibile convincerli. La maggior parte dei norvegesi le balene non le ha manco mai viste. Per loro sono animali che mangiano tanto, tantissimo pesce. Che è ciò di cui vivono».

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