Federico il biologo marino: dall'Alpago alla Norvegia per vedere la balenottera

Mercoledì 10 Gennaio 2024, 12:00 - Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio, 08:36


I MITI

Un anno fa raccontavamo i bagni tra le orche, sfatando il mito dell'assassina. «Mi rendo conto che per tanti sarebbe una follia, ma per me oggi un bagno di venti minuti con un'orca è la normalità, pur restando meraviglioso. Soprattutto quando si chiamano tra loro, quando fischiano; sembrano sintetizzatori anni '70 di cui non capisci la provenienza perché in acqua il suono viaggia più veloce. Poi ti giri e ce ne sono dieci. Qualche settimana fa è successo con i capodogli, nello stupore generale». Perché? «Perché non dovrebbero essere qui, o quantomeno qui non erano mai stati osservati. Nessuno al momento sa perché si siano spinti fin qua, ma sono animali molto difficili da studiare, non seguono pattern definiti». Tra le orche dell'inverno 2022 e la balenottera dell'inverno 2023 cos'ha fatto? «Prima ho lavorato tre mesi come ranger in una riserva a tre ore da Cape Town in Sudafrica. Poi sono andato in West Australia, di fronte al Ningaloo Reef, una delle cose più belle che abbia mai visto: barriera corallina, balene, tartarughe. Ho assistito a un'eclisse totale e nuotato tra migliaia di squali. Poi siamo andati a est, nel Queensland, sulla grande barriera corallina per un progetto di "coral restoration"». Ovvero? «Un corallo è come una colonia: se ne prelevi un pezzo o lo ripianti ne cresce una nuova. Avevamo una specie di nursery di coralli in cui li facevamo crescere al riparo per poi piantarli dove ce n'era bisogno. Serve a rinforzare e recuperare la barriera corallina, anche se è una pratica al centro di un dibattito». Il 2024 cosa promette? «Fino a fine mese sono qui, poi forse passerò altre 24 ore in Alpago e poi direzione Pacifico. Migro, come le balene che vanno verso le Fiji, Tonga, la grande highway delle megattere. Sono anni che cerco di andarci: potrebbe essere la volta buona».

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