Il leggendario Colleoni e la beffa del monumento a San Marco

Lunedì 26 Marzo 2018 di Alberto Toso Fei
L'illustrazione di Matteo Bergamelli
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Bartolomeo Colleoni (1395-1475) condottiero

Nei suoi ultimi anni di carriera cercò con insistenza la “gloriosa impresa” da compiere sui campi di battaglia, ma alla fine morì ottuagenario sul suo letto, circonfuso comunque di gloria e di leggenda: perché Bartolomeo Colleoni fu forse l'ultimo vero condottiero che Venezia ebbe, e legando il suo nome a quello della Serenissima si assicurò un posto nella storia e nella memoria cittadina. Eppure i suoi rapporti con la Repubblica furono altalenanti – per molti anni – e Colleoni si sentì sempre privato di qualcosa: come quando, pur distinguendosi per valore a Cremona contro i milanesi, il 17 ottobre 1431 (nella stessa battaglia che fu fatale al suo comandante, il Carmagnola, accusato di tradimento e successivamente giustiziato dai veneziani), pur nel vedere riconosciuti i suoi meriti si vide sopravanzare da Gianfranco Gonzaga nel ruolo di capitano generale; negli anni successivi – malgrado la sua indiscutibile abilità in armi – continuò a stare gerarchicamente sotto il Gattamelata (che ebbe un monumento equestre a Padova) e Niccolò da Tolentino.

Non si fece intanto mancare le soddisfazioni nella vita privata. Di estrazione nobiliare bergamasca (era nato nel 1395 a Solza, un villaggio sulle rive dell'Adda, da Paolo e Riccadonna Saiguini de' Vavassori di Medolago), godette di un discreto patrimonio familiare e aggiunse altri territori alle sue proprietà grazie ai meriti acquisiti in battaglia. Nel 1433 sposò Tisbe Martinengo, figlia di Gaspare Martinengo – un altro comandante dell'esercito veneto – appartenente a una delle famiglie più importanti della nobiltà bresciana. Ebbe otto figlie, tra legittime e illegittime, e nessuna discendenza diretta maschile. Bartolomeo Colleoni non si fece mai riguardo nell'utilizzare il suo cognome nella forma che più gli è assonante, “Coglioni” appunto. In tutti i documenti ufficiali si trova infatti il termine “Coleus”, ovvero “Coglione”.

A tal punto andava fiero del proprio cognome che ne fece un temuto grido di guerra: “Coglia, Coglia!”; era una maniera poco sottintesa di affermazione di attributi, che non mancano nemmeno nello stemma familiare, dove ne sono mostrate con naturalezza e orgoglio ben tre paia. Secondo alcuni biografi, anzi, Colleoni sarebbe stato affetto da poliorchismo, ovvero dalla presenza di un terzo testicolo (sebbene questo aspetto – pur marcatamente presente negli scritti che lo riguardano – sia più riconducibile all'aura leggendaria creatasi attorno al personaggio).
Tra il 1441 e il 1454 i servigi del condottiero bergamasco oscillarono tra Venezia e Milano, e videro grandissime vittorie sul campo ma anche il dilagare di sospetti e accuse incrociate tra i Visconti, gli Sforza e il dogado che lo portarono a trascorrere un anno di carcere a Monza e a sfuggire a un mandato d'arresto veneziano. Ma alla fine, il 2 giugno 1455 la sua ambizione di assumere il comando generale dell'esercito di Venezia fu appagata, in quello che i milanesi subirono come un voltafaccia. Per loro Colleoni divenne “il mazore traditore che mai portasse corraza”. Il 15 maggio 1475, sentendosi vicino alla fine, restituì alla Serenissima il bastone del comando.

Venezia respinse le sue dimissioni e operò per ottenere in eredità la maggior parte del suo patrimonio: diverse proprietà immobiliari e una somma in contanti enorme, di oltre trecentomila ducati. Che Colleoni lasciò con un vincolo: l'elevazione di un monumento in suo onore in Piazza San Marco; “Rogat ut dignetur facere fieri imaginem…Super equo brondeo et ipsam imaginem ponere super platea S. Marci”, si legge dalle sue ultime volontà. Colleoni morì il 3 novembre 1475 nel suo Castello di Malpaga, molto compianto dai bergamaschi per azioni lodevoli di reinvestimento di parte del suo patrimonio in favore dei suoi territori d'origine, specialmente in opere idrauliche e di arginamento.
Fu sepolto a Bergamo. E il monumento equestre fu realizzato, da Andrea Verrocchio e Alessandro Leopardi, e inaugurato nel 1496. Di fronte a San Marco. La Scuola Grande di San Marco, però, a Castello, di fianco alla chiesa dei Santi Giovanni e Paolo…
Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 08:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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