Italico Brass, il pittore che ha reso viva la storia di Venezia

Lunedì 27 Novembre 2023 di Alberto Toso Fei
Italico Brass nel ritratto di Bergamelli

VENEZIA - Secondo la leggenda familiare un giorno, da bambino, fu portato dal padre Michele sugli spalti del castello della natia Gorizia, dai quali intravvide il golfo di Venezia e la laguna luccicante al sole: fu amore a prima vista. E malgrado poi la sua formazione artistica lo portò in Germania e in Francia, una volta scelta Venezia la fece sua per sempre, e ne diventò il cantore per immagini. La Venezia che compare nei suoi dipinti non è però mai quella monumentale, delle chiese e dei palazzi; è quella delle persone, degli avvenimenti, delle genti che quei monumenti hanno sempre reso vivi nella storia. Fu il ritrattista di un popolo. Non solo: Italico Brass fu anche un grande collezionista di arte antica, e diede il suo apporto fattivo all'organizzazione delle prime grandi mostre che Venezia dedicò ai suoi pittori: quella su Tiziano del 1935, e le successive dedicate a Tintoretto (1937) e Veronese (1939).

La storia

Nacque a Gorizia il 14 dicembre 1870 da Michele Brass e Maria Happacher, secondogenito di sei figli, lasciò presto le orme paterne alla conduzione dell'azienda familiare (il padre era un facoltoso commerciante di vini) per dedicarsi alla pittura, disciplina per la quale mostrò subito una grande inclinazione.

Michele Brass permise al figlio di studiare a Monaco di Baviera e successivamente - per sette anni, anche grazie all'aiuto del fratello Riccardo - a Parigi.

Sviluppò così uno stile personalissimo tra impressionismo e post-impressionismo ("Non ha maestri e non ha seguaci", scrive Giandomenico Romanelli) e in Francia incontrò l'amore della sua vita, Lina Rebecca Vigdoff, studentessa di medicina - russa di origine ucraina, che lui ritrarrà più volte china sui libri - sorella del suo coinquilino. Fu proprio con un ritratto della moglie che nel 1895 vinse un premio all'esposizione universale di Parigi, che lo consacrò come artista affermato. A Venezia arrivò stabilmente nel 1900 (vi aveva già esposto a tutte le Biennali, fin dalla prima edizione), e vi comprò la casa-studio di San Trovaso che ancora oggi appartiene ai discendenti, fra i quali si annovera il regista Tinto Brass.

Da quel momento in poi sarà definitivamente e per tutti "il pittore di Venezia", che ritrarrà attraverso processioni, regate, feste, manifestazioni sportive, così come le attività del quotidiano: gli scaricatori di sale alle Zattere e i burattinai a san Barnaba; la partita di calcio a sant'Elena e le impiraresse sedute a chiacchierare in campiello. Una città dei Veneziani mai banale, colta riti ed eventi, ma fatta anche del gioco dei bambini in campo. Una Venezia intima, colta con grande sensibilità, fissata sulle tele con energia, in un dialogo fatto di luci e colori vibranti che appare unico. La sua dimensione fu completamente cosmopolita: rappresentato dalla galleria Petit di Parigi, la sua fama si estese dalle Americhe alle capitali europee.

Italico Brass iniziò ad abbandonare progressivamente la pittura e a dedicarsi al collezionismo e al commercio di arte antica (grazie a lui furono riscoperti diversi artisti e valorizzati autori come Arcimboldo o il Pordenone); la sua collezione divenne in breve tempo una delle più vaste e quotate d'Italia. Nel 1818 acquistò la vecchia Abbazia della Misericordia - diroccata dopo i bombardamenti della guerra - che restaurò completamente per farne sede del suo atelier e della sua celebre collezione.
Un luogo destinato anche a ritrovo di amici, giornalisti, intellettuali. La sua Venezia privata fu fatta di ambienti e persone che contavano - grandi imprenditori, artisti, gerarchi - e lo vide impegnato in iniziative culturali importanti, inserito come fu nei comitati scientifici di celebri mostre d'arte curate negli anni Trenta dall'amico Nino Barbantini (su Tintoretto, Tiziano e Veronese).
Morì il 16 agosto del 1943, improvvisamente, e questo gli impedì di portare a termine una missione alla quale teneva: trasformare l'abbazia in un museo da donare alla città. Fu comunque venduta allo Stato ed è oggi laboratorio di restauro delle Gallerie dell'Accademia: in quelle stanze passano comunque, ancora oggi, le opere e l'arte più bella del mondo. Italico Brass è sepolto nell'isola cimitero di San Michele.

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