PORDENONE - Il Dna ignoto individuato dal Ris di Parma nel bossolo recuperato nell'auto delle vittime, tra la leva del cambio e il sedile del guidatore, potrebbe essere di una donna. Ne è convinto il biologo forense Vincenzo Agostini, consulente della difesa di Giosuè Ruotolo, il 27enne di Somma Vesuviana imputato del duplice delitto nel parcheggio del palasport di Pordenone. Secondo gli esperti dei Carabinieri, la traccia mista al sangue di Trifone Ragone era esigua, forse degradata per via delle alte temperature raggiunte al momento dello sparo, ma utile per le comparazioni. È stato escluso che fosse il Dna di Teresa Costanza. Escluso anche l'imputato, i 34 tra inquirenti e operatori del 118 presenti sulla scena del crimine la sera del 17 marzo 2015 e i 9 sospettati iniziali. Per la difesa il Dna ignoto sul bossolo apre la strada ad altre ipotesi. E cioè che a sparare sia stata una donna. «Sappiamo che Trifone aveva molte relazioni aperte - ha detto l'avvocato Roberto Rigoni Stern a fine udienza - Il teste Stefano Protani un'ora dopo il delitto ha riferito di aver visto a bordo dell'Audi una donna, lo ha detto in modo chiaro. Ammesso che questa versione sia verosimile, potrebbero aprirsi altri scenari. Se il Dna, seppur con componente minoritaria, fosse riconducibile a Ruotolo, non saremmo qui a discutere»...
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