Statali, Madia: sì all'articolo 18, prossima settimana ok a norme contro i furbetti

Venerdì 10 Giugno 2016
Statali, Madia: sì all'articolo 18, prossima settimana ok a norme contro i furbetti
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«Con Marco Gay sono d'accordo su tante cose, non su questo»: così il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, dopo la sentenza della Cassazione, risponde al presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria che ha chiesto: «Via l'articolo 18 anche dalla Pubblica amministrazione».

«A me pare stia passando un messaggio sbagliato e cioè che nella Pubblica amministrazione sei inamovibile», ha premesso Madia sottolineando l'approvazione definitiva «la prossima settimana» delle norme sui furbetti del cartellino e che «nel Testo unico sul pubblico impiego supereremo alcune aberrazioni che ci sono oggi: il fatto che un vizio formale blocchi il licenziamento di una persona che deve essere licenziata».

A proposito del dibattito sull'articolo 18 e sul reintegro per gli statali (non toccato dalla legge Fornero e dal Jobs act), «di cosa parliamo? Portiamo la normativa del privato tout court al pubblico? Lo sa - domanda durante l'intervista - chi paga quel licenziato che non ci doveva essere: la collettività. C'è una differenza oggettiva e sostanziale» tra «un imprenditore che ragiona con i suoi soldi e chi con i soldi di tutti». 

In sostanza, ha poi aggiunto il ministro a margine, «c'è da difendere più di un valore costituzionale - imparzialità, autonomia, indipendenza - e quindi non si tratta di difendere privilegi, tutt'altro. Noi siamo molto severi sul licenziare chi deve essere licenziato nella Pa e stiamo cambiando la normativa per questo. Ma si tratta di evitare che per capricci politici si allontanino, con i soldi della comunità, i soldi di tutti, persone che non devono essere licenziate».

Avanti tutta contro i furbetti del cartellino perché «non ci sono privilegi da mantenere» ma l'articolo 18 per i lavoratori pubblici deve essere mantenuto «per preservare i valori costituzionali e non fare un danno alla collettività» perchè i costi per "risarcire" il lavoratore eventualmente licenziato e non reintegrato dalla Pa sarebbero a carico dei cittadini, continua il ministro della Funzione pubblica.

«Mi pare che passi il messaggio sbagliato: sembra che il lavoratore pubblico sia inamovibile, che se sbaglio non sono licenziato nè sanzionato e invece il lavoro del governo fino ad ora va nella direzione opposta; noi pensiamo che i requisiti per essere sanzionato o licenziato devono essere ancora più rigidi perché tu lavori per la comunità», spiega Madia ricordando come la prossima settimana sarà definitiva per quelle norme sui furbetti del cartellino per le quali se falsifichi la tua presenza «sei fuori, senza reintegra perchè c'è una prova schiacciante».

Non solo. «Supereremo anche il fatto che un vizio di forma possa bloccare l'iter di licenziamento di un lavoratore che deve essere licenziato», annuncia Madia ribadendo l'avvio di un «ragionamento serio sulla valutazione della produttività». A fronte di questo grosso giro di vite però poi, prosegue, «mi devo fermare per preservare i valori costituzionali altrimenti faccio un danno alla collettività».

«Sarebbe lo Stato infatti a pagare l'indennità di licenziamento, quindi la collettività stessa. Quindi non si può non vedere la differenza oggettiva con il privato: gli imprenditori decidono di licenziare il lavoratore che si è scelto, e lo fa con suoi soldi. Ma io invece devo difendere chi magari , come un professore o un medico, è sottoposto magari al capriccio di qualche politico. Questo non è difendere privilegi», aggiunge.


 

Ultimo aggiornamento: 16:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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