Pensioni, stretta su uscite anticipate e aumenti per rivalutazione: chi guadagna e chi ci perde con la Manovra. Tabelle per fasce di reddito

Giovedì 26 Ottobre 2023, 20:23 - Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 16:05

I tagli a insegnanti e dipendenti pubblici

Con la manovra potrebbe poi scattare un taglio significativo sulla futura pensione di maestri, infermieri, dipendenti comunali, medici pubblici e ufficiali giudiziari, se hanno iniziato a lavorare prima del 1996. E simmetricamente un forte incremento, per le stesse categorie, dell’onere richiesto per riscattare gli anni di università o altri periodi non coperti. Con una potenziale platea stimata in oltre trecentomila persone, circa un terzo dei dipendenti pubblici complessivi.

Il titolo della norma è «Adeguamento aliquote rendimento gestioni previdenziali». Il testo per prima cosa elenca le gestioni previdenziali coinvolte, che sono appunto la Cassa per le pensioni ai dipendenti degli enti locali (Cpdel), la Cassa per le pensioni dei sanitari (Cps), la Cassa per le pensioni agli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate (Cpi) e infine la Cassa per le pensioni agli ufficiali giudiziari (Cpug): tutte confluite nell’Inpdap e successivamente nell’Inps.

Viene poi specificato che le novità riguarderanno coloro che lasciano il servizio con una quota di pensione retributiva inferiore a 15 anni: si tratta cioè di dipendenti che hanno iniziato a lavorare tra il 1981 e il 1995, prima di transitare nel sistema contributivo. In cosa consiste la novità? Per questa quota dell’assegno, calcolata con il vecchio criterio di calcolo, la tabella delle aliquote che risale al 1965 sarà sostituita da un’altra, inserita come allegato alla legge di Bilancio. La differenza essenziale è che la prima - generosamente - inizia da un valore positivo (0,23865) nel caso limite di zero mesi di contribuzione, per arrivare a 0,375 per un periodo di 15 anni, mentre la seconda arriva allo stesso traguardo numerico, ma partendo da zero.

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I giovani ci guadagnano?

Capitolo giovani. Oggi il sistema contributivo prevede la possibilità di anticipare il pensionamento a 64 anni anche con "soli" 20 anni di versamenti all’Inps, a patto che si sia maturato un assegno di almeno 2,8 volte quello minimo, vale a dire 1.576 euro lordi. L’importo minimo dell’assegno che un lavoratore dovrà maturare per poter lasciare il lavoro a 64 anni, potrebbe arrivare a 1.700 euro circa, ossia 3 volte l’assegno minimo. Con un vantaggio riservato alle donne con figli. Una lavoratrice con un figlio, potrà uscire anche se ha maturato una pensione di 1.576 euro (2,8 volte la minima) e una con due figli di 1.463 euro (2,6 volte la minima). Ma la vera novità è un altra e riguarda invece tutti i giovani che oggi sono nel contributivo e che vorranno anticipare la pensione a 64 anni. Se lasceranno il lavoro non potranno percepire un assegno superiore a 2.815 euro lordi mensili (circa 1.900 netti), ossia una pensione superiore a 5 volte quella minima.

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