Omicidio del Piave, Elisa Campeol uccisa mentre prendeva il sole a Moriago. In aula la sorella del killer: «Fabrizio isolato e abbandonato anche dai servizi sanitari»

Martedì 12 Dicembre 2023, 09:57 - Ultimo aggiornamento: 10:09

La «famiglia tossica» del killer del Piave

«La nostra è una famiglia tossica: mamma beveva e papà la picchiava - ha raccontato Margot, di sei anni più grande dell’imputato, descrivendo il contesto familiare -. Fabrizio è sempre stato chiuso, introverso. Papà lo criticava sempre: lo considerava un inetto, un figlio nato per errore. Non aveva amici e a scuola veniva bullizzato. Già all’epoca era seguito da uno psicologo». Da ragazzino Biscaro (ora detenuto nel Rems di Nogara) passava i pomeriggi chiuso nella sua stanza a seguire le gare di rally o le partite di rugby e a fare lavoretti. L’unico in famiglia con cui aveva un rapporto molto stretto era il nonno paterno. Anche il lavoro è stato un capitolo travagliato. All’inizio ha affiancato il padre nell’azienda edile di famiglia. Poi la ditta si è indebitata ed è stata costretta a chiudere. Debiti che peraltro Fabrizio stesso avrebbe ripagato grazie a una vincita di 30mila euro al SuperEnalotto. Sono seguiti lavoretti saltuari e l’apertura di una partita Iva fino all’assunzione in una ditta. A febbraio del 2018 il primo tentativo di suicidio. «Era stato sottoposto a terapia farmacologica e seguito dal Centro di salute mentale di Pieve di Soligo. Quell’estate lo avevo portato in vacanza in Salento perché volevo fargli capire che vale la pena vivere. Ma lui restava sempre apatico. Aggressivo? Solo a parole, quando si arrabbiava, ma non ha mai alzato le mani». «Sono come Clint Eastwood: ho un’espressione col cappello e una senza» aveva replicato il 37enne a una guida turistica che gli aveva chiesto se si stava divertendo. A quel primo tentativo ne seguirono altri due. «Il pensiero di uccidersi non lo ha mai abbandonato - ha detto Margot -. Nel 2020 lo avevano messo in una comunità, soluzione che io auspicavo perché secondo me la famiglia era parte del problema. Aveva chiesto di cambiare psichiatra perché non si trovava bene con la dottoressa che lo seguiva. Lei si lamentava che mio fratello la danneggiava professionalmente perché le dava contro. Gli avevano promesso che avrebbe cambiato professionista invece non è stato così e lui ha rinunciato a essere seguito perché non si fidava più. È stato dimesso all’inizio del 2021. I dottori mi avevano chiesto di stargli vicino, ma io lavoravo fuori provincia e potevo fargli visita solo nel weekend. Dopo le dimissioni, il Centro di salute mentale non si fece più vivo».

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