Rovigo e Badia soffocano di polveri sottili, ma il Polesine ha il parco auto tra i meno impattanti grazie a metano e gpl

Giovedì 4 Gennaio 2024 di Francesco Campi
Rovigo e Badia soffocano di polveri sottili, ma il Polesine ha il parco auto tra i meno impattanti grazie a metano e gpl

ROVIGO - Il nuovo anno ha portata una ventata di aria fresca, spazzando per il momento via la cappa di inquinamento che aleggiava su tutto il Veneto e il "semaforo" è tornato verde. Il 2023, infatti, si è chiuso con sforamenti diffusi della soglia massima giornaliera di concentrazione prevista dalle norme a tutela della salute del valore di Pm10, fissata a 50 microgrammi per metrocubo di aria. A Rovigo dalla vigilia di Natale il limite non è mai stato rispettato, con otto sforamenti consecutivi, che avevano portato anche al "semaforo arancione", ovvero ai divieti previsti dalla soglia di allerta 1 che scatta dopo quattro giorni consecutivi sopra i limiti. Il 27 dicembre la centralina di largo Martiri ha registrato ben 107 microgrammi per metro cubo, oltre due volte il limite massimo.
Complessivamente, i giorni di aria "fuorilegge" nel 2023 a Rovigo città sono stati alla fine ben 55, il dato più alto del Polesine, con Borsea che si è fermata a 49, mentre Badia Polesine è arrivata a 54. A livello normativo i giorni oltre i limiti non devono essere più di 35 e anche quest'anno, come purtroppo avviene da lustri, tale limite è stato violato. Solo Adria, fra le aree monitorate dall'Arpav in Polesine, è risultata entro i limiti, con 26 sforamenti.

Nel 2022 a Rovigo era andata anche peggio, con 65 sforamenti sia in centro che a Borsea, ma anche a Badia, con 62 sforamenti.

Meglio, invece, era andata nel 2021, con 53 sforamenti, mentre il 2020, anno del lockdown, in modo controintuitivo era stato un "anno nero" con ben 83 sforamenti, ma male era andata anche nel 2017 con 80, mentre nel 2019 erano stati 69, nel 2018 48, nel 2016 45 e nel 2015 75. Dati altalenanti, ma sempre in negativo, tanto che Rovigo si piazza purtroppo sempre nella parte alta della classifica delle aree con le peggiori arie di tutta Italia e anche d'Europa.

SI RESPIRA

Intanto i primi tre giorni dell'anno hanno riportato con una boccata d'aria respirabile, con i valori tornati entro i limiti: «Come da previsioni - sottolinea l'Arpav - il primo gennaio 2024 è stato caratterizzato da condizioni atmosferiche di dispersione degli inquinanti atmosferici e, di conseguenza, dal generalizzato calo delle concentrazioni di polveri Pm10 con il rispetto del valore limite giornaliero delle polveri Pm10 in tutte le centraline della rete: si può considerare terminato l'evento di accumulo che ha caratterizzato gli ultimi giorni del 2023. Di conseguenza il bollettino di allerta Pm10 ha riportato tutto il Veneto al livello di allerta 0 (verde)».

Le condizioni meteorologiche, infatti, sono un fattore determinante. Un altro è rappresentato dal verde pubblico, seppure a livello amministrativo locale appaia mancare la consapevolezza che per abbattere gli inquinanti gli alberi sono preziosi e quindi abbatterne anche uno solo in più, vuol dire contribuire in negativo alla salute dei polmoni dei propri cittadini.

L'IMPORTANZA DEL VERDE

Dalle Arpa di tutta Italia, così come da Ispra, con studi scientifici, si dimostra proprio l'importanza degli alberi, in numero e non solo in essenza, nella mitigazione non solo dell'inquinamento atmosferico, ma anche di contrasto al surriscaldamento estivo, perché sembrerà strano, ma l'ombra di un albero contribuisce a diminuire la temperatura. Senza contare gli altri servizi ecosistemici. «La vegetazione, con la sua diversità, anche funzionale - rimarca l'Ispra - rappresenta una preziosa risorsa da difendere, arricchire e valorizzare, per contribuire a migliorare la qualità dell'ambiente e della vita, in particolare nelle aree metropolitane densamente popolate, caratterizzate da un elevato impatto umano e da rilevanti emissioni di composti di natura antropica. Promuovere e difendere la presenza delle infrastrutture verdi ed i loro effetti positivi, in particolar modo nelle aree urbane, può rappresentare un elemento fondamentale e strategico nella complessa tematica dell'inquinamento atmosferico e delle possibili misure per il risanamento della qualità dell'aria delle città».
Altro che come ha detto qualcuno, difendendo il taglio di alberi, «una battaglia di retroguardia e superata».

 
MOTORIZZAZIONE

Le auto elettriche ancora non hanno ingranato la marcia in Polesine, rappresentando appena il 3 per mille di tutto il parco veicolare circolante in provincia. Un valore inferiore alla media nazionale, pari al 3,9 per mille, ma soprattutto decisamente inferiore alla media regionale, che invece si attesta al 5 per mille. In Veneto solo Belluno con il 2,9 per mille è un passo indietro a Rovigo, mentre Vicenza viaggia sul 5,6 per mille, seguita da Verona con 5,5, Padova e Treviso con 5,2, poi Venezia con 4,6.

Meglio non va se si guarda alle auto normalmente note come ibride, ovvero quelle con una doppia alimentazione una delle quali elettrica, solitamente non ricaricabile tramite cavo, ma attraverso il movimento stesso dell'auto o dei suoi componenti, un po' come la vecchia dinamo dei fanali delle biciclette, anche se ultimamente stanno diffondendosi le ibride anche ricaricabili da centralina fissa col cavo. Un sistema che in ogni caso garantisce una riduzione notevole dei consumi di carburante. La quota di auto con questo tipo di motorizzazione in provincia di Rovigo in questo caso è maggiore, il 32,2 per mille, ma maggiore lo è anche a livello nazionale, con il 38,7 per mille e soprattutto in Veneto, dove la media è pari al 46,8 per mille. E in questo caso, anche Belluno sorpassa Rovigo, che si ritrova in coda alla classifica regionale che vede in testa Vicenza con il 51,6 per mille, seguita da Padova con 49,7, Treviso con 46, Venezia con 45,9, Verona con 45,8 e Belluno con 42,4.

IL DATO POSITIVO

Tuttavia, la mobilità in Polesine è meno impattante di quanto questi numeri, appena divulgati da Istat e relativi al 2022, possano lasciar pensare. Rovigo, infatti, primeggia per quanto riguarda le motorizzazioni a gas e bi-fuel, ovvero a metano e Gpl. Si tratta di soluzioni che hanno sì un proprio impatto, ma decisamente minore rispetto ai carburanti tradizionali. In particolare, la combustione del metano non rilascia polveri sottili, ovvero Pm10 e Pm2,5, mentre il Gpl rilascia oltre il 10% in meno di anidride carbonica rispetto alle macchine a benzina, ha emissioni di ossidi di azoto del 55% inferiori rispetto a quelle alimentate a benzina e del 96% di quelle diesel. In questo campo Rovigo ha da insegnare a tutti: con 208,3 auto bi-fuel su mille auto circolanti, più di una su cinque, viaggia a quasi il triplo della media nazionale, che si attesta a 96,3 per mille, ma anche a quasi il doppio della media regionale, pari al 113,5 per mille.

PRIMATO

Un distacco importante, con la seconda provincia del Veneto, Verona, che si ferma al 136,9 per mille, seguita da Padova con 132, Venezia con 114,8, Vicenza con 88,6, Treviso con 84,7 e con Belluno, buona ultima con appena il 40,8 per mille. Ecco, allora, che considerando l'insieme delle auto a basse emissioni, o minori emissioni, che dir si voglia, con quasi un'auto su quattro che rientra in questa categoria, il 243,5 per mille il Polesine svetta a livello nazionale. Addirittura quinto nella classifica fra tutte le province italiane, dopo Ancona, Bologna, Macerata e Ravenna. Fra l'altro si tratta di valori in continua evoluzione, perché il rinnovamento del parco veicolare, sostenuto anche dagli incentivi, è costante.

In attesa di sapere quale sarà il risultato del 2023, il ministro del made in Italy Adolfo Urso ha già preannunciato a breve il decreto che stanzierà, anche per il 2024, incentivi per la rottamazione delle auto più inquinanti, in particolare le euro zero, euro 1, euro 2 ed euro 3, con bonus crescenti tarati anche in funzione dell'Isee, a seconda dell'impatto della motorizzazione dell'auto acquistata. Anche la Regione Veneto ha approvato un bando da 7 milioni rivolto ai privati cittadini per contributi alla rottamazione di auto inquinanti e al contestuale acquisto di automezzi a basso impatto ambientale.

IL QUADRO GENERALE

In Polesine nel 2017 le auto con più di otto anni erano il 61,1%, nel 2022 il 59,8. Ma per capire la "transizione" in corso, basti pensare che nel 2017 le auto elettriche in provincia di Rovigo erano lo 0,1 per mille, ovvero una ogni diecimila auto, mentre quelle ibride lo il 3,9 per mille e quelle bi-fuel il 190,6 per mille. Le euro 5 e 6 a gasolio sono invece passate dal 19,9% allo 0,4%.

Ultimo aggiornamento: 12:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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