PORDENONE - Dall'amicizia su Instagram ai regali e alle dazioni di denaro. Tutto in cambio di prestazioni sessuali. Il processo, che ieri si è concluso con una condanna a 4 anni di reclusione per un 49enne romagnolo, è stato celebrato in Tribunale a Pordenone. L'imputato, Jim Latorre, difeso d'ufficio, non si è mai presentato in udienza, pertanto la sua versione dei fatti non è mai stata acquisita nel corso del dibattimento. A parlare davanti ai giudici - e soprattutto a confermare quanto ricostruito dagli inquirenti - è stata la vittima, una ragazza della provincia di Pordenone che all'epoca dei fatti aveva soltanto quattordici anni. Il suo racconto, oltre alla documentazione prodotta al processo, ha convinto il collegio presieduto dal giudice Alberto Rossi (a latere Piera Binotto e Francesca Ballore) che l'imputazione di induzione alla prostituzione minorile di una minore di sedici anni fosse stata provata.
L'INDAGINE
Il fascicolo d'indagine madre è radicato a Roma, dove aveva suscitato molto clamore. È stata un'indagine ad ampio raggio, dalla quale si sono staccate diverse costole. Gli atti relativi al 49enne romagnolo sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica di Trieste, competente per questo tipo di reati. È stato il gup Luigi Dainotti a disporre il rinvio a giudizio e inviare il fascicolo a Pordenone: gli incontri tra i due, infatti, sono avvenuti in provincia di Pordenone. La ragazzina ha testimoniato al processo confermando quanto aveva dichiarato a sommarie informazioni. Si erano conosciuti sui social, Instagram. Secondo la difesa era nata un'amicizia, ma per i giudici si è trattato di un adescamento. La minorenne appartiene a una famiglia che non ha grandi possibilità dal punto di vista economico e quell'uomo in poco tempo era diventato, in cambio di atti sessuali, una sorta di sportello bancomat per ottenere le ricariche telefoniche, l'acquisto di vestiti firmati come tutti gli altri adolescenti e le ricariche della carta PostePay.
GLI INCONTRI
Era l'uomo, residente a Solarolo (Ravenna), a spostarsi per incontrare la ragazza. Così è stato dal giugno 2017 fino a gennaio 2018. Dopo sei mesi i rapporti si sono interrotti per via dei primi atti dell'inchiesta, approdata a Trieste nel 2020 e ieri chiusa con la sentenza di condanna.