AVIANO (PORDENONE) - Ottocento chilometri, sette passi di alta montagna, i 2758 metri di altitudine dello Stelvio: sono gli ingredienti dell'avventura in solitaria in cui si è gettato Roberto Schettino in sella alla sua bicicletta.
LA SOFFERENZA
«Un paio di mesi fa mi trovavo in ospedale con la mente affollata di pensieri. L'introspezione mi ha portato a riconsiderare le cose importanti nella vita e il vero valore della sofferenza, sopratutto per chi è debilitato da malattie gravi - ha raccontato Schettino prima di mettersi in viaggio -. Sono da sempre uno sportivo ed un amante delle sfide, ma finora si era sempre trattato di imprese personali. Stavolta, invece, la mia intenzione è di fare qualcosa di concreto per aiutare gli altri e allo stesso tempo sensibilizzare gli animi delle persone attraverso lo sport».
LA SFIDA
Pur essendo sempre stato un appassionato di biciclette e motociclette, questa è la prima volta che Roberto si cimenta in un'impresa del genere: ha acquistato una bici per l'occasione ad inizio luglio e da allora ha percorso 1500 chilometri in giro per il Friuli per allenarsi e prepararsi, pedalando sia di giorno che di notte. Ciò che impressiona maggiormente è che il 44enne, in piena tradizione ultracycling, non si appoggia a alberghi o ostelli, né ha in programma di fermarsi in tenda: a meno che il meteo non lo costringa ad arrestarsi, il suo riposo si limita a dei micro-sonni da una ventina di minuti, continuando così a pedalare anche nel pieno della notte e tentando di portare a termine il viaggio in appena tre giorni.
IL RACCONTO
«La prima giornata è stata impegnativa: ho attraversato la Marmolada sotto il diluvio e la fatica l'ho pagata nel passo successivo. A Bolzano ho trovato ancora pioggia, freddo e vento e mi sono dovuto fermare, mio malgrado, per metà notte. Poi sono ripartito e ho conquistato la Mendola e il Tonale - ha raccontato il ciclista dopo le prime ventiquattr'ore di viaggio -. Sono felice, ho un sacco di persone che mi scrivono e mi incoraggiano e questo mi dà l'energia per andare avanti. Da quando mia madre è venuta a mancare, le grandi altitudini per me hanno assunto un significato di vicinanza nei suoi confronti. Ho scelto lo Stelvio perché è una cima molto alta: salendo lassù voglio rappresentare, simbolicamente, la connessione tra le persone che non ci sono più e i loro familiari ancora in vita - ha concluso Roberto Schettino -. In questo viaggio sto portando virtualmente con me sulle spalle i ragazzi del Cro».