Imprese, Confapi: «Cresce il volume d'affari ma pesano i costi in forte aumento»

Giovedì 16 Novembre 2023 di Gabriele Pipia
Il presidente Carlo Valerio

PADOVA - Luci e ombre, come capita sempre dal 2020 in avanti. Confapi fotografa la situazione dell’economia padovana ed emergono due importanti fattori: da un lato i risultati positivi registrati nel primo semestre dell’anno e dall’altro le grandi incertezze legate ai prossimi mesi. Incremento della produzione e degli ordini nel primo semestre 2023.

Sono questi alcuni dei dati più significativi che emergono dall’indagine congiunturale realizzata dall’Ufficio Studi Confapi su un campione rappresentativo di duemila imprese che aderiscono al sistema della Confederazione, dislocate in tutta Italia. Fabbrica Padova, centro studi dell’associazione di via Salboro, ha elaborato le risposte relative al campione delle 100 piccole e medie imprese padovane (prevalentemente industrie manifatturiere dei settori della meccanica, della chimica, del tessile, dell’edilizia, dei trasporti, dell’agroalimentare e dei servizi e multiservizi) che hanno partecipato all’indagine. Ecco i risultati. Il 64% delle imprese ha registrato un incremento della percentuale di produzione e altrettante hanno indicato un aumento dei volumi di fatturato. Il 40% delle aziende indica di aver registrato un aumento degli ordini a fronte di un 40% che ne registra una flessione (per il 20% la quota è rimasta stabile). La quota maggiore di aumento degli ordini è data dal mercato interno +40%, mentre le quote Ue e Extra Ue si attestano al 32% e 13%. Il 52% dichiara da aver aumentato il proprio fatturato all’interno dei confini nazionali e il 20% dichiara di averlo aumentato oltre il 10%. Il 32% dichiara di aver incrementato la quota di fatturato totale grazie al commercio estero Ue, mentre il 16% evidenzia la spinta di quello extra Ue.

GLI AUMENTI

Sono in aumento però anche i costi della produzione, che sono lievitati per il 64% delle imprese intervistate e che sono dovuti principalmente all’aumento delle spese per i prodotti energetici (+32%) e delle materie prime (+44%). Nel 44% dei casi, sono andati ad intaccare la marginalità aziendale. Per quanto riguarda i livelli occupazionali, nel primo semestre 2023 il 44% degli imprenditori ha dichiarato di aver mantenuto livelli stabili, mentre il 36% ha aumentato la forza lavoro e il 20% l’ha ridotta. Nel primo semestre dell’anno il 44% delle aziende ha mantenuto stabile la quota di investimenti rispetto al trimestre precedente. Il 48% degli intervistati dichiara di aver investito di più a fronte di una percentuale ridotta di imprese - l’8% - che ne ha diminuito le quantità. Da rimarcare che il 25% degli investimenti fatti dagli imprenditori riguarda i mezzi di produzione, seguiti dagli investimenti in formazione (21%) e nei sistemi digitali (19%).

IL PESSIMISMO

Più di un terzo degli imprenditori è però pessimista in merito all’evoluzione del mercato nel prossimo anno. Il 38% degli imprenditori si aspetta infatti un rallentamento dei volumi di affari. Solo un terzo delle imprese - il 34% - dichiara infine di avere intenzioni di assumere nel prossimo trimestre. Agli imprenditori è stato anche chiesto di dare un giudizio sulle misure più urgenti per aumentare la competitività delle imprese. La detassazione degli utili reinvestiti in azienda (34%), quella delle tredicesime (35%) e il taglio del cuneo fiscale lato imprese (32%) sono sicuramente i provvedimenti che gli imprenditori auspicano possano trovare spazio nella legge di Bilancio 2024. Per il presidente Carlo Valerio «è sempre più evidente che il rilancio della nostra economia passa dal ritorno a regime dell’inflazione, perché se rimane alta è inevitabile che i consumi frenino e che ci siano contraccolpi anche sui tassi d’interesse, sugli investimenti e la produttività. Gli aumenti dei prezzi degli scorsi mesi sono stati esagerati e non sempre motivati, e se non tornano ad abbassarsi è impossibile che la situazione migliori». 

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