PADOVA - Luci e ombre, come capita sempre dal 2020 in avanti. Confapi fotografa la situazione dell’economia padovana ed emergono due importanti fattori: da un lato i risultati positivi registrati nel primo semestre dell’anno e dall’altro le grandi incertezze legate ai prossimi mesi. Incremento della produzione e degli ordini nel primo semestre 2023.
GLI AUMENTI
Sono in aumento però anche i costi della produzione, che sono lievitati per il 64% delle imprese intervistate e che sono dovuti principalmente all’aumento delle spese per i prodotti energetici (+32%) e delle materie prime (+44%). Nel 44% dei casi, sono andati ad intaccare la marginalità aziendale. Per quanto riguarda i livelli occupazionali, nel primo semestre 2023 il 44% degli imprenditori ha dichiarato di aver mantenuto livelli stabili, mentre il 36% ha aumentato la forza lavoro e il 20% l’ha ridotta. Nel primo semestre dell’anno il 44% delle aziende ha mantenuto stabile la quota di investimenti rispetto al trimestre precedente. Il 48% degli intervistati dichiara di aver investito di più a fronte di una percentuale ridotta di imprese - l’8% - che ne ha diminuito le quantità. Da rimarcare che il 25% degli investimenti fatti dagli imprenditori riguarda i mezzi di produzione, seguiti dagli investimenti in formazione (21%) e nei sistemi digitali (19%).
IL PESSIMISMO
Più di un terzo degli imprenditori è però pessimista in merito all’evoluzione del mercato nel prossimo anno. Il 38% degli imprenditori si aspetta infatti un rallentamento dei volumi di affari. Solo un terzo delle imprese - il 34% - dichiara infine di avere intenzioni di assumere nel prossimo trimestre. Agli imprenditori è stato anche chiesto di dare un giudizio sulle misure più urgenti per aumentare la competitività delle imprese. La detassazione degli utili reinvestiti in azienda (34%), quella delle tredicesime (35%) e il taglio del cuneo fiscale lato imprese (32%) sono sicuramente i provvedimenti che gli imprenditori auspicano possano trovare spazio nella legge di Bilancio 2024. Per il presidente Carlo Valerio «è sempre più evidente che il rilancio della nostra economia passa dal ritorno a regime dell’inflazione, perché se rimane alta è inevitabile che i consumi frenino e che ci siano contraccolpi anche sui tassi d’interesse, sugli investimenti e la produttività. Gli aumenti dei prezzi degli scorsi mesi sono stati esagerati e non sempre motivati, e se non tornano ad abbassarsi è impossibile che la situazione migliori».