PADOVA - Indaga la procura con il pubblico ministero Silvia Golin sulla morte dei tre nordafricani uccisi verosimilmente dal monossido di carbonio all’interno della stanza che avevano occupato all’ex Configliachi.
IL RITROVAMENTO
A fare la macabra scoperta sono stati altri stranieri che solitamente bivaccano nella struttura di via Reni e la sera dell’Epifania si sono accorti che i tre stranieri non davano alcun segno di vita. Così, probabilmente spaventati dal poter finire nei guai, hanno allertato il 113. Al Configliachi sono arrivati gli agenti della sezione Volanti, i colleghi della Squadra Mobile, la Scientifica, i vigili del fuoco e personale sanitario del Suem 118 con il medico legale. I tre si trovavano in una stanza senza finestre, o meglio, con un’unica finestra che però era stata murata appunto per evitare che i senzatetto occupassero la struttura abbandonata. Dopo aver accertato il decesso dei tre, è stata effettuata un’indagine esterna sulle salme che ha escluso segni di violenza.
L’ipotesi più concreta su come i tre siano morti è quella dell’avvelenamento da monossido di carbonio: le vittime sono state trovate morte distese tra i rifiuti su materassi luridi e, a terra, si trovava un braciere artigianale con all’interno delle braci, acceso per trovare ristoro dall’umidità della pioggia che penetrava dagli spifferi di quel casermone fatiscente che è da tempo rifugio per coloro che persino nella “catena alimentare” della vita di strada sono gli ultimi. Gli ultimi, degli ultimi, morti dentro una stanza in mezzo al sudiciume: una tomba con la finestra murata e resti di cibo in una vaschetta di metallo. Tutto quel che resta dell’esistenza di questi tre “invisibili”.
LE INDAGINI
Di indagati, con probabilità, non ce ne saranno. Come da prassi in questa prima fase tutte le ipotesi restano aperte, ma sul fatto che i tre siano stati colti dalla morte nel sonno vi sono pochissimi dubbi. Erano tutti in uno stanzino al primo piano nella parte posteriore dell’edificio, un tempo istituto per ciechi e poi casa di riposo, ma nel degrado da circa vent’anni. Giacevano tra il materasso e i cartoni, chi supino, chi sul fianco: posizioni tipiche del riposo. Addosso, nessun segno di violenza o rapina. Nel marasma di lordura, nessun oggetto sospetto. Tranne il braciere: all’arrivo dei poliziotti e dei sanitari il cuore dei carboni era ancora caldo. Si ipotizza che, dopo averlo acceso per consumare un pasto, i tre si siano coricati addormentandosi. Le flebili fiamme si sarebbero spente lasciando il posto a una combustione lenta che avrebbe sprigionato il gas letale, saturando la poca aria e uccidendoli senza che nemmeno se ne accorgessero. L’esatto momento del decesso (come la causa) sarà stabilito dall’autopsia. Di certo la morte è sopraggiunta poco prima del ritrovamento. Ieri la struttura era sigillata, nessuno è più entrato lì dentro. Mentre una mano pietosa ha posto un mazzo di crisantemi bianchi sul portoncino d’ingresso, quasi fagocitato dalle erbacce.