Eredità Agnelli, un tesoro da 900 milioni scoperto dai finanzieri. Era sfuggito al Fisco, è dei fratelli Elkann

Nelle perquisizioni trovati alcuni quadri: una perizia per capire se sono quelli spariti

Sabato 17 Febbraio 2024 di Valeria Di Corrado, nostra inviata a Torino
Eredità Agnelli, un tesoro da 900 milioni scoperto dai finanzieri. Era sfuggito al Fisco, è dei fratelli Elkann

È riemerso dai conti segreti del Liechtenstein un tesoro da 900 milioni di dollari in possesso dei fratelli Elkann, solo dopo che i militari del Nucleo di polizia economico finanziaria di Torino, a luglio scorso, hanno avviato un’ispezione nei confronti della P Fiduciaria.

Somme che fino a quel momento erano rimaste oscure al Fisco. L’ispezione si è conclusa a metà dicembre con «rilievi»: sono state trovate, cioè, delle irregolarità rispetto alla normativa antiriciclaggio. Gli esiti sono confluiti, per gli eventuali risvolti penali, nell’inchiesta della Procura torinese partita dall’esposto presentato ai pm a dicembre 2022 da Margherita Agnelli, in cui sostiene di essere stata esclusa a sua insaputa da una parte cospicua dell’eredità dei genitori, nascosta in offshore con sede nei paradisi fiscali. Per valutare eventuali profili sanzionatori sul piano amministrativo, è stato aperto anche un dossier alla Banca d’Italia sui «rilievi» riscontrati sulla P Fiduciaria, che ha una massa fiduciaria amministrata da 1,2 miliardi di euro, come presidente il commercialista di famiglia Gianluca Ferrero (indagato insieme a John Elkann e al notaio svizzero Urs Von Gruenigen) e tra i consiglieri Carlo Re (uno degli avvocati che difendono il presidente di Stellantis nella causa civile intentata da sua madre sull'eredità).

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Agnelli, beni sfuggiti all'eredità

Nel corso di questa verifica i finanzieri al comando del colonnello Alessandro Langella arrivano al trust Tremaco, il “family-office” della famiglia Agnelli-Elkann con base a Eschen, un piccolo comune del Liechtenstein, e presso il quale hanno sede due società anonime «collegate a mandato fiduciario intestato a John Philip Elkann»: Blue Dragons Ag, costituita il 18 maggio 2017, e Dancing Tree Ag, costituita il 30 luglio 2020. Il presidente di Stellantis, il 31 ottobre scorso, con l’ispezione in corso della Fiamme Gialle, si affretta a presentare delle dichiarazioni integrative sui redditi relative agli anni di imposta 2019-2020-2021, «da cui emerge - si legge nel decreto con cui è stata perquisita l’8 febbraio la sua residenza anagrafica a Villa Frescot - la disponibilità di beni collocati all’estero ragionevolmente derivanti dall’eredità di Marella Caracciolo», tra cui i 900 milioni di dollari; oltre alla presenza di redditi riconducibili appunto alla Blue Dragons e alla Dancing Tree, fino a quel momento sconosciuti al Fisco italiano. 

 

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L’indirizzo di queste due società anonime è Essanestrasse n. 91 a Eschen e corrisponde al domicilio di Bundeena Consulting inc, una offshore costituita il 15 luglio 2004 a Tortola, nelle Isole Vergini Britanniche, di cui Marella Caracciolo «è risultata essere stata titolare effettiva» e sulla quale gli inquirenti ritengono siano detenuti «ulteriori beni, produttivi di reddito, derivanti dall’eredità del senatore Gianni Agnelli». Probabilmente quel famoso tesoro sfuggito alla tassazione italiana, e custodito nella società dei Caraibi, è confluito, alla morte di Marella, nel “family office” del Liechtenstein. Infatti, «analoghe risultanze, ossia disponibilità di beni da successione, emergono dalle dichiarazioni presentate per i medesimi anni di imposta dai fratelli di John Elkann, cioè Lapo e Ginevra Elkann», si legge nel decreto firmato dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai sostituti procuratori Mario Bendoni e Giulia Marchetti con cui giovedì della scorsa settimana sono stati perquisiti - tra gli altri - gli uffici di Corso Vittorio Emanuele II dove, al civico 95, ha sede la P Fiduciaria srl e la succursale italiana del suo socio unico, la Pictet&Cie. Proprio in questa banca privata svizzera ci sarebbe uno dei conti esteri attraverso i quali transitarono «apparentemente» - specificano gli inquirenti - i pagamenti della nuda proprietà delle quote della «Dicembre s.s.», la cassaforte degli Agnelli, che passarono il 19 maggio 2004 da Marella Caracciolo a John, Lapo e Ginevra Elkann. Il condizionale è d’obbligo perché tali pagamenti «allo stato non sono documentati», così come «non è autenticata la scrittura privata» che dovrebbe attestare il passaggio di quote. D’altronde, è stata riscontrata «l’assenza totale di documenti originali posti alla base della vicenda ereditaria, sin dalla successione del senatore Agnelli» e «la natura ragionevolmente apocrifa delle firme riconducibili a Marella Caracciolo» sulle aggiunte testamentarie. Insomma, i pm vogliono capire «l’effettiva destinazione delle disponibilità finanziarie» della moglie dell’Avvocato emerse finora dalle indagini e «non rendicontate nella massa ereditaria, come dimostrato anche dalle dichiarazioni fiscali presentate da John Elkann». L’evasione dell’Irpef, al momento quantificata dagli inquirenti in 3,7 milioni di euro, potrebbe quindi lievitare notevolmente se venisse accertato che il patrimonio finito all’estero, e non dichiarato, ha più zeri. 

I quadri ritrovati

Intanto durante le perquisizioni a villa Frescot sono stati trovati dai finanzieri alcuni quadri d’autore. La Procura affiderà una perizia per capire se si tratta di quelle 13 tele che Margherita Agnelli, nel suo esposto, sostiene siano state fatte sparire dalle residenze di suo padre e sottratte, dopo la morte di sua madre, alla massa ereditaria. Mancherebbero infatti all’appello, tra gli altri, un dipinto di Monet, uno di Balla e uno di De Chirico. Su questo, però, indagano già i pm di Milano.

Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 19:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA