«Ho pregato tanto che mia figlia mi mandasse un messaggio dicendo che era da qualche parte, che non poteva tornare da me, ma almeno così avrei saputo che era viva. Adesso non posso più nemmeno sperare». È rotta dal pianto la voce di Georgeta Cruceanu, la mamma di Andreea Rabciuc.
La scomparsa nel marzo 2022
Da quel 12 marzo 2022 ha continuato a sentire nel suo cuore che prima o poi l’avrebbe riabbracciata. Anche quando arrivavano notizie di donne trovate morte (dalla giovane decapitata nel Po, al cadavere al Pigneto di Roma), Georgeta ha sempre saputo che non era sua figlia: «Sapevo che non era lei, ma non riesco a spiegare il perché, me lo sentivo». E lo diceva ancora prima degli esami del Dna. Ora che sono stati rinvenuti quei resti ossei, le sue speranze si sono spente. Anche se dovranno essere sottoposti ad analisi antropologiche forensi per stabilire identità, epoca del decesso e cause, sente che si tratta di sua figlia e che l’hanno uccisa. Oggi pomeriggio all’Istituto di Medicina Legale di Ancona verranno eseguirà gli esami sul Dna. «Hanno trovato degli abiti che erano i suoi - conferma tra le lacrime - e un dente, con un ponte. Lei lo aveva. Le analisi potranno solo dire quello che so, perché mai come adesso mi sono sentita vuota. Lo sento che la mia bambina è andata via».
Georgeta è disperata, la cerca, le parla, la invoca. «Due mesi fa ho sognato mio padre, che è morto quando Andreea aveva solo 4 anni ma a cui era legatissima - ci confida - ho sognato che la teneva per mano, erano vicino ad un grosso cancello. Io andavo verso di loro, ma come se stessi camminando su una lastra di ghiaccio, scivolavo e cadevo. Allora tendevo la mano verso Andreea e le dicevo “tanto non ti lascio, ora che ti ho ritrovata”. Ma mio padre mi diceva “no, non puoi tenerla con te, ora è qui con noi”, perché c’era anche mia madre. Oggi so che mio padre voleva dirmi che Andry è al sicuro, lontana da quella gente orrenda che la circondava. Ma mi sento così sola senza di lei. Era meravigliosa, prego sempre e so che Dio la perdonerà per i suoi errori, per essere finita nella droga, ma solo perché era fragile».
Oggi, cerca nell’amore di Andreea un coraggio nuovo, per arrivare alla verità. «In tutto questo tempo ho avuto sempre il sostegno della dottoressa Bilotta, che non si è mai arresa, dei carabinieri che mi hanno sempre informata di tutto, piangendo con me, sperando con me. Ho seguito i vigili del fuoco nelle campagne, li ho visti farsi largo tra i rovi e venirne fuori insanguinati ma continuare senza sosta le ricerche. Prego per loro, per le loro famiglie, perché non so in che altro modo sdebitarmi. A chi dice che non sono stati capaci di trovare Andreea, rispondo che non è vero. Hanno fatto tanto e mi hanno dato la forza che non avevo. Ora voglio solo giustizia per la mia bambina, chi le ha fatto del male deve pagare».