Autorità di laguna, la sfida di Rossetto: «La missione? Non è solo salvare Venezia, ma farla sviluppare»

Sabato 11 Novembre 2023 di Davide Scalzotto
Roberto Rossetto

VENEZIA - La svolta (o la scommessa) è che Venezia tornerà a decidere sulla sua laguna. E che le tante, troppe, competenze in cui per anni si sono arenati progetti di salvaguardia e sviluppo verranno unificate. Senza rivangare nostalgie storiche dei tempi della Serenissima, la nascita dell'Autorità per la laguna dovrebbe essere una testimonianza concreta di federalismo. Roberto Rossetto, 71 anni veneziano, urbanista e paesaggista, come anticipato ieri dal Gazzettino è il presidente designato dell'Autorità, la cabina di regia che avrà totale competenza su Venezia e le sue acque. L'indicazione del ministro per le Infrastrutture, Matteo Salvini, è arrivata ieri mattina, 10 novembre.

Laureato in urbanistica, iscritto all'Albo professionale degli Architetti Pianificatori e Conservatori della Provincia di Venezia, è presidente di "Terre", società di consulenza progettuale e ambientale con sede a Mestre e ha lavorato praticamente in tutti i progetti delle grandi opere in Veneto.

Architetto, chi la conosce bene la definisce "il padre del Passante di Mestre".
«Ho due figli e considero il Passante il terzo. Iniziammo a parlarne a fine anni Ottanta, la prima ipotesi fu un tracciato fatto col pennarello su una cartina, pensi lei. Poi, i sette anni con il commissario Vernizzi e la fine dell'opera, con il lungo percorso sull'impatto ambientale e sul Passante Verde».

Se si scorre il suo curriculum si vedono il contributo al Master Plan per l'aeroporto Marco Polo, valutazioni di impatto ambientale su tutte e principali opere pubbliche venete e veneziane, il contributo al Piano triennale della mobilità, al Piano regionale dei trasporti, il Master Plan per le Olimpiadi di Cortina...
«Sono molto legato al Veneto, sono veneto e ho sempre investito molto per lavorare su progetti veneti. Ritengo una grande risorsa aver maturato la conoscenza del territorio, ma anche delle istituzioni, del Comune, della Regione».

Ma come ha saputo di essere stato designato presidente della nuova Autorità per la Laguna?
«Più o meno un mese fa ho avuto un colloquio con il ministro Salvini a cui è seguito uno con il sindaco Brugnaro, che è stato gentilissimo. Poi la procedura ha fatto il suo corso, il ministro avrà fatto le valutazioni. Fino all'ufficializzazione di ieri».

Ma chi l'ha proposta? Il sindaco Brugnaro o il governatore Zaia?
«Guardi, non so come sia stata la genesi. So solo che mi ha contattato il ministro. Evidentemente sul mio nome c'è stata convergenza di tutti».

A 71 anni, dopo una vita spesa a progettare, cosa significa per lei questa nomina, che ha anche una valenza politica, nel senso che dovrà dimostrare di avere attitudini non solo progettuali, ma anche di mediazione, di visione?
«Chi ha avuto modo di conoscermi, sa qual è sempre stato il mio modo di lavorare. Ho ricevuto molto dal Veneto, da Venezia. E ora è il momento di dare. Vivo questa esperienza - difficile lo so già - come impegno civico prima di tutto. La missione è importante: non solo salvare Venezia, ma anche farla sviluppare, trovare l'equilibrio tra ambiente, economia, società. È un impegno di responsabilità con un po' di piccola pazzia, se vogliamo...».

In che senso?
«Nel senso che è tutto da costruire, a partire dallo statuto dell'Agenzia, dal regolamento, dai comitati scientifico e consuntivo, dal personale... Sa qual è stato il mio primo pensiero saputo dell'indicazione del ministro? Ma adesso, fisicamente, dove vado a lavorare il primo giorno?».

E dove andrà?
«In teoria, visto che l'Autorità prende le funzioni del vecchio Magistrato alle acque, andrò a palazzo dei Dieci Savi, a Rialto».

Può spiegare cos'è questa Autorità, che competenze ha?
«Dopo l'abolizione del vecchio Magistrato alle acque, confluito nel Provveditorato alle opere pubbliche del Triveneto, di fatto ora le competenze del Magistrato sulla laguna di Venezia tornano scorporate e vengono fatte proprie dall'Autorità, che diventa soggetto attuatore dipendente dal ministero delle Infrastrutture».

Il "core business" però sarà il Mose.
«Il "core business" è la salvaguardia di Venezia e della sua laguna, di cui il Mose è uno degli strumenti, il principale».

Che oggi è gestito dal Consorzio Venezia Nuova.
«Il Cvn è in liquidazione e in futuro dovremmo creare una società "in house" per il Mose».

Con quali dipendenti? E quali organici avrà l'Autorità?
«Per legge potrà avere massimo cento dipendenti. Una quarantina sono già nell'organico del Provveditorato e si occupano di Venezia e laguna. Gli altri saranno da trovare sempre all'interno. In questi anni attorno al Mose si sono formate competenze importanti e di livello. Ma è presto, sarà uno dei temi da affrontare».

La classica domanda: la priorità dei primi 100 giorni?
«Intanto per andare a regime ci vorranno almeno sei mesi. A partire dalla mia nomina, che deve passare un preciso iter parlamentare. Di sicuro inizialmente ci sarà da costruire la macchina e per questo mi servirà la collaborazione di ministero, Comune e Regione. Poi va fatto quello che io chiamo un Piano industriale per Venezia, per tenere insieme sviluppo economico e sociale con l'ambiente».

Ci sarà bisogno di molti soldi pubblici. In questi anni la salvaguardia di Venezia e il Mose hanno drenato parecchie risorse...
«Guardi, non sono uno che va a battere cassa col cappello in mano. Sollevare il Mose costa? Io sono convinto che nel sistema e nell'organizzazione ci sia spazio e modo per una sorta di auto-sostenibilità. Anzi, alla parole "sostenibile" in voga oggi, io preferisco "equilibrio". Sostenere comporta uno sforzo di per sé. Io li chiamo "servizi ecosistemici": concetto non semplice ma che significa ridurre il più possibile la dipendenza da risorse esterne. Chiaro che i finanziamenti statali ci saranno, ma ci sono margini per un equilibrio diverso».

Con che metodo lavorerà?
«Ascolterò molto tutti. C'è uno studio di Ca' Foscari che ha individuato in 36 i soggetti coinvolti a vario titolo nelle competenze sulla laguna. Ma credo molto nel contributo delle università. Sui temi della salvaguardia è giusto che ci sia discussione e dibattito, ma credo che non doppiamo prescindere dall'apporto degli atenei anche per garantire autorevolezza alle decisioni. Venezia e Padova sono delle eccellenze».
 

Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 19:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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