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Fine vita, non passa la legge veneta, per un voto vince il fronte del no. Centrodestra diviso

di Alda Vanzan - Stasera a Palazzo Ferro Fini è stato rinviato in commissione il progetto di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito

Martedì 16 Gennaio 2024

Zaia: "La legge non istituiva proprio niente"

Il governatore Zaia dopo il voto: "La legge non cambiava il corso delle cose, il fine vita è già autorizzato da una sentenza della Corte Costituzionale. La legge non sarebbe servita, come avevo già detto in precedenza. Mi spiace che qualcuno abbia dato une lettura errata, ovvero che la legge discussa in Veneto "istituiva il fine vita".

Non istituiva niente, ma stabiliva solo i modi e i tempi delle risposte ai malati, e le modalità di coinvolgimento delle Asl. Ma nonostante non sia diventata legge (con 25 voti a favore e 25 contro), i malati terminali con determinate caratteristiche sanno che possono presentare le loro istanze per il fine vita, in base alla sentenza della Consulta».

Rinvio in commissione, il Veneto non approva

Il presidente Ciambetti rientra in aula e spiega: “L’articolo 2 è parte fondamentale della legge, senza questo articolo la legge non regge. Il provvedimento va rinviato in commissione”. 
Viene messo al voto il rinvio in commissione del progetto di legge 217. 
Il Veneto non approva il fine vita, vince il fronte del no. La discussione e il voto hanno visto la spaccatura del centrodestra, con Fdi e Fi contrari, il presidente Luca Zaia e parte della Lega favorevoli, come le opposizioni.

Colpo di scena

Imbarazzo. Viene convocata la riunione dei capigruppo con l’ufficio legislativo. Dubbi sull’interpretazione del voto. I primi due articoli hanno avuto: 25 si, 22 no, 3 astenuti, 1 assente. Il presidente Ciambetti ha dichiarato la bocciatura dei due articoli, ma l’ufficio legislativo deve far presente che si boccia un articolo dirimente, qual è l’articolo 2, la legge non passa. Per l’approvazione serve la maggioranza assoluta: su 50 presenti, servivano 26 si, mentre ce ne sono stati solo 25.

Il voto

Articoli 1 e 2 non approvati

Zaia non riesce a votare, tablet scarico

Il presidente Zaia rientra in aula, ma non può votare perché non riesce a collegarsi al sistema Concilium: il suo tablet è scarico. Si cerca una presa di corrente. Seduta sospesa per 5 minuti. In sala pubblico i commenti si sprecano: oro che cola per le parodie di Crozza.

L'ora del voto

Tra qualche minuto la votazione, prima sui 5 articoli, poi le dichiarazioni di voto e il verdetto finale.

Giuseppe Pan, capogruppo Lega, vota contro. Sonia Brescacin (Lega) a favore della legge

Il capogruppo della Lega, Giuseppe Pan annuncia il suo voto contrario. La collega presidente della commissione Sanità, Sonia Brescacin, è a favore. Il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti, sempre Lega, dice cosa succede nei vari paesi sia in Europa che negli Stati Uniti d’America: “Ciò che temo maggiormente è il pericolo di veder aperto uno spiraglio che apra la strada al suicidio assistito anche a chi soffre di depressioni, come è successo in Belgio. Rispetto tutti, chiedo venga rispettato questo mio timore. La mia coscienza non ha dubbi”. 
E al Pd che propone un ordine del giorno per invitare il parlamento a intervenire, Ciambetti fa presente che il governo giallo-rosso poteva legiferare e non l’ha fatto. “Mi rimane un tarlo - aggiunge Ciambetti - mi auguro che le regioni non vengano usate come un cavallo di Troia per andare in corte costituzionale”. Ultimo a intervenire Daniele Polato, capogruppo di FdI, contrario al provvedimento.

Fine vita, il nuovo conteggio dà i contrari in maggioranza

Il leghista Marco Zecchinato è a favore, Nicola Ignazio Finco contrario, Stefano Giacomin ha detto che “bisogna dare una risposta sulla gestione della sanità veneta”. Il nuovo conteggio dà i contrari in maggioranza, manovre in corso per far abbassare il numero legale facendo uscire dall’aula gli incerti. Risulterebbe già uscito dal Ferro Fini il trevigiano Nazzareno Gerolimetto.

Marzio Favero (Lega): "Voterò no". Critiche alle minacce ricevute

Marzio Favero, il “filosofo” della Lega, contesta le lettere di “minacce”  giunte ai consiglieri leghisti (“Ci hanno scritto ‘non ti voto più se sei favorevole al fine vita’), ma afferma: “Non può essere considerata norma una sentenza della Corte Costituzionale, i giudici si sono limitati a depenalizzare il ruolo dei medici. La via del suicidio assistito non mi piace perché mette in discussione il lungo percorso di civilizzazione, quello della inviolabilità della vita. Viviamo nell’era del politeismo dei valori. Dovremmo interrogarci su scelte che mettono in discussione la sacralità della vita. Meglio lavorare sulla sedazione profonda e sull’accettazione della morte. Per questo voterò no”.

Zaia chiuso nella saletta, rientrerà in aula al momento del voto

Mentre il dibattito prosegue in aula con l’intervento di Francesca Scatto, il governatore Luca Zaia è chiuso nella saletta giunta del Ferro Fini. Aveva già detto che non avrebbe seguito il dibattito, attende il momento del voto per rientrare in aula.

Alberto Villanova (presidente Integruppo Lega-Liga): "Vorrei poter essere libero di decidere"

Alberto Villanova, presidente dell’Intergruppo Lega-Liga, premette di parlare a titolo personale. Da medico dice che “c’è una piccola percentuale di pazienti che non risponde alle cure palliative. Ma non si può mettere in contrapposizione il suicidio medicalmente assistito con le cure palliative, la medicina arriva fino a un certo punto. Dovesse capitare a me, vorrei poter essere libero di decidere. Per questo sono favorevole alla proposta di legge. Non è cultura della morte o dello scarto, ma di mettere in campo il principio della pietas: un malato deve avere il diritto di poter dire ‘basta, non ce la faccio più’. Dobbiamo loro rispetto”.

Anna Maria Bigon (Pd): "Zaia sa benissimo che la competenza è statale"

Prende la parola Anna Maria Bigon, consigliera regionale del Partito Democratico. Raccontano che abbiano provato in tanti, ai piani alti del Pd, a convincerla di non intervenire, non parlare, non votare contro. E’ l’unica contraria nel gruppo del Pd alla proposta di legge: “Bisogna potenziare le cure palliative, ho presentato un emendamento al Bilancio, erano 20 milioni, ma è stato bocciato! Perché si è scelta questa scorciatoia? Perché Zaia non si è rivolto al Parlamento o perché non ha fatto una delibera di giunta per disciplinare i tempi? Perché sa benissimo che la competenza è statale e l’unica cosa che possiamo fare è investire sulle cure palliative”.

Votazione: il numero legale potrebbe scendere, meglio per il sì

Intanto il pallottoliere viene aggiornato. Risultano consiglieri, sia tra i favorevoli e i contrari, che sarebbero orientati a uscire dall’aula, facendo così scendere il numero legale. Ne sarebbe avvantaggiato il fronte del sì.

Venturini, capogruppo di Fi, si schiera per il no: "Rispondo alla mia coscienza"

Elisa Venturini, capogruppo di Forza Italia, che per giorni è stata data tra gli indecisi, motiva il suo no: “Le audizioni mi sono state utili, rispondo alla mia coscienza”. Sottolinea che si rischiano trattamenti differenti tra le Regioni mentre è lo Stato che deve interviene per evitare disparità tra i cittadini.

Donazzan: "Obbligata al silenzio. La legge è pericolosa"

L'assessore Elena Donazzan: «Oggi sono stata obbligata al silenzio in aula, a causa di un regolamento che forza la mano sul ruolo degli assessori a cui viene negata la parola, ovvero l’espressione libera del pensiero politico, la ragione stessa per cui siamo eletti e rappresentiamo democraticamente il Veneto nella sede del consiglio regionale. Con questa stagione politica l’assessore infatti lascia il consiglio regionale per essere nominato in Giunta e anche se eletto democraticamente viene sospeso dalle sue funzioni». 
A dichiararlo l’Assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione del Veneto Elena Donazzan (FdI) a cui, in base al regolamento, è stata preclusa la possibilità di parlare in aula durante la seduta del consiglio regionale sulla legge del suicidio assistito. 
“Oggi sono particolarmente delusa da un regolamento che viola la mia libertà di posizione dentro il consiglio regionale del Veneto nel quale sono stata eletta e al quale riservo il massimo del rispetto democratico. Questa legge è una pericolosa forzatura giuridica e culturale per il Veneto, terra che da sempre aiuta i più fragili. E' inaccettabile la cultura dello scarto che li elimina". 
 

Malcontento tra gli assessori, interviene Ciambetti

Malcontento tra gli assessori (al momento sono in aula solo Francesco Calzavara e Elena Donazzan): il regolamento sospende gli assessori dalle funzioni di consigliere e possono parlare solo sulla materia di competenza. Di qui il solo intervento dell’assessore competente alla Sanità Manuela Lanzarin. Il presidente Ciambetti sì è detto disponibile a riunire la Giunta per il Regolamento

Secco no di Fratelli d'Italia

Secco il no di Fratelli d’Italia con Enoch Soranzo che pone anche il tema dei costi, “visto che si tratta di prestazioni extra Lea e quindi paga la Regione”. Poi Joe Formaggio: “Ma davvero vogliamo essere la prima regione autonoma del suicidio assistito? Quanti si trasferiranno  in Veneto dalle altre regioni per avere il fine vita? In quest’aula c’è il crocifisso: ma davvero vogliamo fregarcene di quello che pensa la Chiesa?”.

Le intenzioni: conteggi in corso a palazzo Ferro Fini

In attesa che riprenda la seduta del consiglio regionale, si lavora di pallottoliere. Premesso che sono presenti tuttti i 51 consiglieri regionali, l’ultimo informale conteggio sarebbe di 25 voti favorevoli e 25 contrari, con un consigliere che uscirebbe dall’aula. Se così fosse, il provvedimento non passerebbe. Si racconta di tentativi di convincere gli incerti a non votare anziché astenersi: l’astensione fa numero legale, la mancata partecipazione abbassa il quorum. Non ci sarà, invece, la rassicurazione giuridica chiesta dal governatore Luca Zaia: l’ufficio legislativo si è già espresso. Il voto è previsto ormai a sera.

Zaia: «Il Veneto paga lo scotto di essere la prima regione a trattare il caso»

Nella pausa dei lavori, prima di tornare a Palazzo Balbi, il governatore Zaia risponde alle domande dei giornalisti. «Scandaloso - dice - che qualcuno faccia credere che noi decidiamo il fine vita, è dal 2019 con la sentenza 242  della Corte costituzionale che qualsiasi cittadino che sia malato terminale, tenuto in vita da supporti vitali e con sofferenza insopportabile dal punto di vista fisico e psicologico può chiedere alla sua Ulss di poter avviare il processo di fine  vita. Dal 2019 ad oggi in Veneto abbiamo avuto solo 6 domande di cui 4 rigettate. Se è una giornata storica? Forse per il dibattito. La Lega ha dato libertà di  voto, io voterò a favore ma non voglio condizionare  nessuno». 

Nessun commento sui camion-vela di Pro Vita in cui Zaia compare con  la maglietta da supereroe del Pd: «Non  c'entro nulla col Pd, ma se questo è il livello del rispetto delle idee degli altri, ne prendo atto».

Sarà anche un voto pro o contro  Zaia? «Ma no, la verità è che il Veneto paga lo scotto di essere la prima regione a trattare il caso».

Baldin: «La legge non introduce il diritto al suicidio, regola tempi e procedure»

Erika Baldin, M5S: «Questa legge non introduce il diritto al suicidio, ma regola  tempi e procedure per i casi  di auto somministrazione del farmaco letale sanciti dalla Consulta».

Dopo l’intervento di Baldin, la seduta viene sospesa. Pausa fino alle 14.30

Camani: «Il perimetro entro cui muoversi è indicato dalla Corte costituzionale»

La capogruppo del Pd, Vanessa Camani, ricorda che «il perimetro entro cui muoversi è già indicato dalla Corte costituzionale». Dice: «Il diritto alla vita è da tutelare sempre, specie per chi è in difficoltà», ma va anche garantito il diritto di scegliere se accedere o meno al suicidio medicalmente assistito. «Garantire questo diritto è un dovere della politica prima che della corte  costituzionale».  E ha richiamato il Parlamento a intervenire, «rimasto finora silente». «Spetta a noi veneti offrire una prova di serietà e di responsabilità».

Ostanel: «Mettiamoci nei panni dei malati terminali»

Elena Ostanel, Veneto che Vogliamo, che sei mesi fa aveva accompagnato il comitato promotore a consegnare le firme raccolte in Regione, invita tutti a mettersi nei panni dei malati terminali: «Ricordiamoci quello che ha detto Stefano Gheller in questa aula: ‘prima ero e mi sentivo sempre oppresso, ora sono libero di scegliere».

Il dibattito sarà lungo. Si sono già prenotati Vanessa Camani Pd, Erika Baldin M5s, i Fratelli Enoch Soranzo, Joe Formaggio, Tommaso Razzolini, Lucas Pavanetto. A Palazzo, intanto, sono arrivati, vestiti in maschera, gli organizzatori dell’EuroCarnevale assegnato quest’anno a Verona e a Desenzano. Il leghista Enrico Corsi ha programmato una conferenza stampa nella pausa dei lavori della seduta sul fine vita. Sacro e profano.

Valdegamberi: «Allo Stato l’eutanasia conviene». Critiche in aula

Brusio in saletta pubblico: i favorevoli alla legge criticano quello che in aula sta dicendo Stefano Valdegamberi, consigliere del Gruppo misto eletto in lista Zaia Presidente. «Cappato in passato diceva che siamo in troppi in questa società, questa legge può indurre a eliminare le persone ritenute ‘scarti’, persone che si sentono dei pesi e che costano troppo al Sistema sanitario». In aula Diego Silvestri, presente a nome del comitato promotore, sobbalza sulla sedia e protesta. Ciambetti lo redarguisce: «Silvestri lei può stare qui dentro ma non può né parlare né fare gesti intollerabili».

Valdegamberi insiste: «Attenzione, perché allo Stato l’eutanasia conviene per risanare i conti della sanità pubblica».

Lanzarin: «Il Veneto sta facendo abbastanza per le cure palliative? Sì ma bisogna fare di più»

L’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin dice cosa sta facendo la Regione Veneto per le cure palliative: «Sono previste unità domiciliari, una ogni 100mila abitanti per ciascuno dei 26 distretti sanitari. C’è un impegno anche sui caregiver». E nel caso di “Gloria”, la donna che lo scorso 23 luglio ha chiesto e avuto il fine vita: «Ho chiesto all’Ulss 2 Marca Trevigiana se a ‘Gloria’ erano state proposte le cure palliative. La risposta è stata positiva, ma ‘Gloria’ ha sempre rifiutato. Se mi chiedete: il Veneto sta facendo abbastanza per le cure palliative? Sì ma sicuramente bisogna fare di più».

Il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti avverte: C’è un parere del nostro Ufficio legislativo che prevede la procedibilità del provvedimento, ma che non mette al riparo da possibili impugnazioni».

Zaia: «Non parteciperò alla discussione, ma voterò»

Il presidente Luca Zaia interviene: «Avevo pensato di non venire in aula, ma di fronte al battage mediatico e a una ipocrisia serpeggiante, ho ritenuto di esserci. Siamo qui per esercitare il diritto inviolabile della democrazia. In Veneto le proposte di legge di iniziativa popolare devono arrivare in aula entro sei mesi. Questo testo introduce dei tempi e il ruolo della Sanità nel suicidio medicalmente assistito. Non so quanto costituzionalmente sostenibile sia tutto questo, ma l’ufficio legislativo di questa Regione ha dato un avallo. Ma per una "operazione verità" bisogna ricordare cosa è successo in tutti questi anni, sin dal 2009 con la sentenza per Eluana Englaro fino alla sentenza della Consulta del 2019, motivo per cui ora siamo qui. Inaccettabile dire che noi autorizziamo il fine vita, perché in virtù della sentenza della Corte  è già tale». 

Il governatore dice che in Veneto sono state 6 le richieste di accedere al fine vita, di cui 4 rigettate e 2 accolte (‘Gloria’ e Stefano Gheller, che non l’ha esercitata). 


E annuncia: «Non parteciperò alla discussione, ma voterò. Chiedo però un intervento giuridico che certifichi la legittimità dell’atto. Ma è immorale che un paese gestisca un tema così profondo con una sentenza della Corte Costituzionale».

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I contrari al fine vita: «La pagherete cara»

Finite le interrogazioni, si passa alla proposta di legge sul suicidio medicalmente assistito. Sonia Brescacin, presidente della commissione Sanità, legge la relazione. La saletta pubblico è affollatissima. Giù in calle i contrari al fine vita, giunti anche con una bandiera con l’immagine della Madonna con il Bambino, pregano e urlano contro Zaia e Savini: «La pagherete cara».

Le opinioni sul voto

Fuori dell’aula consiliare interviste  ai consiglieri. Elisa Venturini, capogruppo di Forza Italia, annuncia: “Mi sono presa molto tempo per riflettere, ho deciso di partecipare al voto e votare no’. Ha influito l’indicazione del segretario regionale Flavio Tosi? “È una decisione che abbiamo condiviso con il segretario Antonio Tajani”.

Le interrogazioni

La seduta del consiglio regionale inizia. In aula ci sono già il governatore Luca Zaia e il presidente della assemblea legislativa Roberto Ciambetti.

La seduta inizia con l’esame di alcune interrogazioni. La prima è di Erika Baldin (M5s) sulla tragedia del ponte del cavalcavia di Mestre avvenuta lo scorso ottobre. Intanto Alberto Villanova, presidente dell’Intergruppo Lega - Liga, parla con il governatore. I banchi di Fratelli d’Italia sono ancora vuoti. Quasi tutti i gruppi avevano convocato riunioni prima dell’inizio del consiglio. Una curiosità: gli assessori non votano, ma al momento sono già presenti Manuela Lanzarin, Francesco Calzavara, Gianpaolo Bottacin.

I contrari a raccolta vicino a Palazzo Ferro Fini

Legge sul fine vita in Veneto, da una parte si vota per approvare il testo, dall'altra, nella calle che porta a Palazzo Ferro Fini, si raccogono le persone contrarie: arrivano da Verona e Vicenza.

Chi sono i promotori della proposta di legge

I promotori del disegno di legge: Matteo Orlando, Diego Silvestri, Matteo D’Angelo, Fulvia Tomatis, Paolo Dagli Orti Marcon e Laura Parotto sono in calle XXII Marzo e spiegano le ragioni della proposta di legge. Stefano Gheller non è presente, non sta bene.

Redatto dall’associazione Luca Coscioni, il testo è stato sottoscritto da oltre 9mila veneti. Analogo provvedimento è stato presentato in Abruzzo, Emilia Romagna, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, mentre in Sardegna e Marche l’iniziativa è stata di alcuni consiglieri regionali e in Basilicata dei Comuni.

Anche in Lombardia, dove la raccolta di firme è iniziata lo scorso settembre, è già stata raggiunta la soglia delle sottoscrizioni necessarie. Ma il Veneto è la prima Regione a portare in aula la proposta normativa: per statuto, infatti, i disegni di legge di iniziativa popolare devono arrivare in aula per essere votati entro sei mesi dalla presentazione. Quella dell’associazione Coscioni è stata depositata a Palazzo Ferro Finì il 23 giugno 2023 e dichiarata ammissibile pochi giorni dopo. 


Successivamente l’Avvocatura Generale dello Stato ha detto che potrebbe non essere competenza delle Regioni legiferare sul fine vita, anche per garantire ‘uniformità di trattamento sul territorio nazionale’. L’ufficio legislativo del consiglio regionale del Veneto ha invece dato via libera. 

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La proposta di legge in discussione detta i tempi per accedere al fine vita secondo quanto stabilito dalla sentenza numero 242 del 2019 della Corte costituzionale. Per chiedere il suicidio medicalmente assistito la proposta di legge prevede infatti che la persona debba essere nel pieno possesso delle proprie facoltà, soffrire di una patologia irreversibile, avere grave sofferenza fisica o psicologica e dipendere da trattamenti di sostegno vitale. 
Entro 20 giorni dalla richiesta, l’interessato deve avere una risposta dall’Ulss e, se positiva, avere il farmaco entro i successivi 7 giorni. La politica veneta, in particolare all’interno della Lega, sulla questione è divisa.

Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 16:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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