Treviso. Saldi, i commercianti in rivolta: «La gente entra, fotografa e poi compra online. Così il centro muore»

Fioccano i cartelli anti smartphone. L’appello di Capraro: «Acquistate nelle botteghe, sono eccellenze del territorio»

Lunedì 8 Gennaio 2024 di Benedetta Basso
Treviso. Saldi, i commercianti in rivolta: «La gente entra, fotografa e poi compra online. Così il centro muore»

TREVISO -  La bagarre era già scoppiata qualche mese fa, a ottobre, con i primi cartelli “anti cellulari” nei negozi.

Ora, con i saldi cresce la protesta dei commercianti: «Fotografano e provano la merce e poi la comprano on line. Usano i negozi fisici per poi acquistare sul web, ma così facendo alla lunga svuoteranno di vetrine accese il centro storico». 

IL CASO 

A dar fuoco alla miccia sono stati questa volta alcuni commenti di clienti al primo giorno di svendite a Treviso. «Faccio un giro per negozi, vedo quello che mi interessa e poi compro on line» ammette una ragazza. Non la sola. Altri come lei, dicono di acquistare molto su Internet. Da qui la presa di posizione durissima dei negozianti del centro. Tra i più determinati Ugo Benvenuto, titolare del negozio di abbigliamento femminile Nimir di Sant’Agostino: «Le persone che entrano nel mio negozio solo per fotografare i prodotti non sono gradite, ci farò un cartello per dirlo. Già ci sono negozi di calzature che fanno pagare la prova delle scarpe perché sanno che, in molti casi, il cliente non compra ma ordina oline. Mi fa arrabbiare il cliente che fa così, che usa il negozio in questo modo il negozio fisico per comprare in qualche sito web, è una cosa indegna. Noi mettiamo a disposizione un locale confortevole, commessi preparati, in grado di dare tutti i consigli e i suggerimenti del caso, di creare un contatto umano col cliente, siamo pronti a cambiare la merce in ogni occasione. Un lavoro che va rispettato». Gli fa eco Alessandro Tonello di Minush : «Fortunatamente ci sono anche i clienti che entrano nei negozi perchè si fidano e si fanno consigliare da persone che hanno scelto e selezionato i prodotti. Ci sono clienti che preferiscono il servizio dei commessi che ha un valore immenso, molto più del prezzo dell’articolo. Se tutti ragionassero come la ragazza che acquista solo on line, l’atmosfera del centro sarebbe fatta di locali vuoti e luci spente. E così il centro morirebbe». 

IL PRECEDENTE 

Già a ottobre è spuntata in diversi negozi del centro la segnaletica del “buon costume”, rivolta per lo più ai clienti che fotografano la merce con il cellulare. Come ha fatto Giancarlo Pupin, titolare di Calzature Pupin: «Il cartello che ho messo chiede ai miei clienti di non fare foto alle calzature che espongo in negozio. Per contrastare il fenomeno dello Showroomer (provo in negozio e compro on-line) siamo costretti ad invitare la gentile clientela a non fotografare i prodotti. È un fenomeno che prende sempre più piede e che non riconosce il giusto valore del nostro tempo di commercianti di prossimità, perché la nostra forza è il servizio e non può essere preteso gratuitamente». 

CONFCOMMERCIO 

Federico Capraro di Ascom prova a mettere ordine. «Il fenomeno di chi entra nei negozi, guarda i prodotti, magari li prova, li fotografa e poi fa li ricerca online per acquistarli, c’è. Inutile negarlo - ammette - Bisogna affrontarla. Il negoziante del negozio fisico non può pensare di vincere questa partita giocandola solo su qualità del prodotto e il prezzo. Se pensa di fare così la battaglia è già persa, è solo questione di tempo. E’ necessario invece concentrarsi su esperienza, servizi al cliente, capacità di accoglienza: i più bravi già lo fanno e ci riescono». C’è chi addirittura vuole mostrare con tanto di foto i clienti indesiderati. «Altre modalità sono pericolose e da evitare. Lavoriamo su accoglienza, esperienza. Poi c’è una seconda riflessione da fare: le amministrazioni comunali non devono considerare i negozi fisici solo in quanto tali, ma per la loro valenza sociale. C’è differenza se chiude un sito web o un negozio, che è anche presidio e rende viva la zona dove opera oltre a tutte le questioni legate al lavoro. Senza negozi la città si spegne». Capraro poi si rivolge proprio ai clienti trevigiani, lanciando un vero e proprio appello: «Fate acquisti nei negozi di prossimità e del centro, perché questo vuol dire dare valore alla propria città Vorrei toccare l’orgoglio dei trevigiani per valorizzare le proprie eccellenze che, oltre ai monumenti, comprendono anche le nostre vetrine».

Ultimo aggiornamento: 9 Gennaio, 12:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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