Punto nascita, trasloco in vista nel nuovo monoblocco. 50 posti letto e 10 sale parto. «E ci saranno più ostetriche»

Lunedì 29 Gennaio 2024 di Mauro Favaro
Punto nascita, trasloco in vista nel nuovo monoblocco. 50 posti letto e 10 sale parto. «E ci saranno più ostetriche»

TREVISO - Trasloco in vista per il punto nascita del Ca’ Foncello. Entro aprile scatterà il trasferimento nel monoblocco della nuova cittadella sanitaria, che conta in tutto 450 posti letto ad alta intensità di cura. Questa è la previsione. «Puntiamo innanzitutto a rinforzare il numero di ostetriche – spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl della Marca – e di seguito per aprile ci sarà lo spostamento dell’unità di ginecologia e ostetricia». Andrà ad aggiungersi ai reparti già attivati nel monoblocco: le due chirurgie, compreso l’ambulatorio di chirurgia generale, chirurgia senologica, chirurgia plastica e gastroenterologia. E, parallelamente, verranno trasferite anche le macchine, come Tac e risonanze, per la nuova area radiologica. Lo spostamento del punto nascita rappresenta uno dei passaggi più delicati. Ogni anno vengono alla luce oltre 2.300 bambini al Ca’ Foncello. Quasi il 40% di tutti i nuovi nati nella Marca. Il reparto di ginecologia e ostetricia, diretto da Enrico Busato, verrà trasferito in un’unica operazione. Non è possibile pensare a uno spezzettamento. Inizierà così a prendere forma il centro totalmente dedicato alla cura della donna e del bambino all’interno del monoblocco con un totale di 50 posti letto, 10 sale parto, comprese due per il parto in acqua, 2 sale operatorie per il cesareo, il nido e la terapia intensiva neonatale e pediatrica.

LE LISTE D’ATTESA

A livello generale, intanto, gli sforzi sono concentrati in particolare sulla riduzione delle liste d’attesa. Il recupero è già in corso. Lo scorso maggio l’Usl contava oltre 34mila richieste per visite ed esami per le quali non era ancora possibile fissare una data. Vengono chiamate “galleggianti”. Adesso, invece, è scesa a poco più di 8.100. «Le liste d’attesa per la priorità B (entro 10 giorni, ndr) sono state azzerate – fa i conti Benazzi – Restano poco più di 1.000 prestazioni in priorità D (entro 30 giorni, ndr) e 7mila in priorità P (entro 90 giorni, come le visite di controllo, ndr). Contiamo di abbatterle tutte entro quest’anno». I problemi maggiori riguardano la dermatologia e la gastroenterologia. «Per dermatologia non si trovano proprio specialisti – allarga le braccia il direttore generale – ma miglioreremo l’attività anche grazie all’uso della tele-medicina».

LA POLEMICA

Nell’ultimo incontro pubblico a Santa Caterina, Benazzi ha lanciato un invito urbi et orbi a non infangare la sanità pubblica ma, anzi, ad aiutarla a crescere. Non tutti, però, hanno apprezzato quello che definiscono un “ottimismo forzato”. «Nelle statistiche dell’Usl non sono tracciati i cittadini che, esasperati dai tempi di attesa per una prestazione, sono costretti a rivolgersi direttamente alle strutture private o a rinunciare alle cure – attacca Giorgio De Nardi, capogruppo di opposizione a Treviso – Il business delle cliniche private sta fiorendo a vista d’occhio, per erogare servizi pressoché in tempo reale, mentre l’Usl invia le prenotazioni a lungo, spesso senza fornire una data certa. Importanti necessità di salute spingono quindi molti cittadini a spendere molto di più per avere il servizio che spetterebbe loro di diritto dalla sanità pubblica, mentre altri sono costretti proprio a rinunciarvi perché non possono permettersi i salatissimi costi del privato». E il sindacato allarga il cerchio. «I professionisti della salute stanno facendo tutto il possibile. Ma oltre al quadro delle liste d’attesa, nel meccanismo dell’assistenza ospedaliera la situazione è ancora più complicata – avverte Marta Casarin, segretaria della Fp Cgil di Treviso – i minuti assistenziali nei reparti vengono garantiti a fronte della carenza di personale? Su questo purtroppo non mancano i punti interrogativi».

Ultimo aggiornamento: 07:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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