Liste d'attesa, i tempi restano biblici, ma si stanno accorciando. Finito di smaltire il pre-pandemia

Lunedì 4 Marzo 2024 di Loris Del Frate
Liste d'attesa

Per carità, di strada ne manca ancora parecchia e ci sono pure alcuni settori, sia a Udine che a Pordenone in cui non si mossa una virgola, ma resta il fatto che nel giro di tre mesi i tempi di attesa solo leggermente migliorati. Un segnale, ancora distante dalle necessità degli utenti costretti ad attendere mesi per una visita, ma comunque un aspetto positivo che potrebbe essere l’inizio di un percorso. I dati si riferiscono al gennaio 2024, l’ultimo mese disponibile, e il confronto è stato fatto con ottobre 2023. Stiamo sempre parlando delle prescrizioni con priorità “B”, ossia quella per la quale il paziente dovrebbe fare l’accertamento diagnostico o la visita specialistica, entro 10 giorni dalla chiamata al call center per prenotare la prescrizione. Ebbene, rispetto ad ottobre è salita al 47 per cento, poco meno della meta (era al 31%) la percentuale delle prestazioni che vengono effettuate entro i 10 giorni previsti dalla norma regionale. Più o meno sono in sintonia sia Udine che Pordenone. In più sono calati anche i giorni di attesa per alcune diagnostiche che a ottobre arrivavano anche a due mesi.

COSA E' SUCCESSO

Sono sostanzialmente tre le cose messe in campo che hanno dato questo segnale di miglioramento che permette, seppur in lontananza, di vedere un filo di luce, sempre ammesso che il trend positivo prosegua, in fondo al tunnel. Intanto si sono praticamente tutti esauriti gli accertamenti diagnostici che erano rimasti disattesi nei due anni e mezzo di pandemia, creando un muro di migliaia e migliaia di esami da recuperare. Questo fatto ha portato tutto il personale a operare sulla mole di prestazioni che quotidianamente vengono prescritte dai medici di famiglia e dagli specialisti che operano privatamente, agli utenti. Un “attacco” che ha iniziato (appena iniziato) a sgretolare un altro muro altissimo. Il secondo aspetto è legato al fatto che l’assessore Riccardo Riccardi ha ulteriormente finanziato ambulatori, centri, diagnostiche e policlinici privati estendendo al massimo le opzioni per i pazienti all’esterno delle strutture pubbliche. In più il referente regionale ha allargato al massimo il numero degli esami convenzionati sempre con i privati che già collaboravano prima. Morale della favola una buona parte di prestazioni non vanno più a incunearsi nel pubblico risultato più veloci. Una manovra quella di aprire il getto al massimo vero il privato necessaria per dare respiro agli asfittici organici di diverse strutture pubbliche, in attesa che venga trovato nuovo personale e si possa tornare a fare del servizio pubblico il perno della sanità regionale. Servirà, comunque, ancora tempo. Ultimo dato è quello di aver aperto ancora di più i cordoni della borsa concedendo ulteriori risorse alle Aziende per pagare straordinari legati allo smaltimento delle liste d’attesa. Il percorso, in ogni caso, è solo all’inizio.

LE DIFFICOLTÀ

Restano, in ogni caso, alcune specialità che hanno ancora tempi improponibili perché con una priorità “B”, massimo 10 giorni di attesa, segno che il medico di medicina generale ha captato una possibile situazione di rischio per la salute del suo paziente, non si può assolutamente attendere più di due settimane, che sono comunque tante. Sono diverse, infatti, le specialità in cui si raddoppiano i tempi di attesa rispetto a quelli previsti dalla legge, anche in branche della medicina che interessano organi vitali, come il cuore, i polmoni e alcune diagnostiche per immagini che oggi sono fondamentali. Bene le visite oncologiche, perché sia Pordenone (Cro) che a Udine sono all’interno dei tempi previsti. Il problema si pone in seguito, quando c’è da fare l’esame strumentale (Tac, Risonanza, Biopsie e altri tipi) perché si va ad incocciare con il muro delle attesa. E cominciano i problemi.

Ultimo aggiornamento: 12:29

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci