TREVISO - «Oggi il disagio dei giovani è l’emergenza principale». Roberto Rigoli non ha dubbi. E lui, come direttore sociosanitario dell’Usl 2, è in prima linea. L’azienda sanitaria e i Comuni stanno lavorando fianco a fianco per limitare le derive, coinvolgendo gli stessi giovani e le loro famiglie. Da una parte ci sono le risse scatenate dalle baby gang, che nell’ultimo periodo si sono moltiplicate in tutta la provincia. Dall’altra i disturbi psichici, a partire da quelli del comportamento alimentare e dagli atti di autolesionismo. Alla luce dell’emergenza Covid, e di tutto quello che ha comportato tra isolamenti, distanziamenti e didattica a distanza, si tratta di due facce della stessa medaglia. Ieri il dipartimento di Salute mentale ha evidenziato che i problemi di natura psichica tra i giovanissimi sono aumentati pure del 55% rispetto a prima dell’epidemia. E anche le scuole, tirando le fila con i voti di fine anno, confermano l’incremento delle fragilità.
LE FRAGILITA’
«Le difficoltà tra i giovani si sono moltiplicate – spiega Rigoli – vediamo tutti l’aumento degli episodi di aggressività. Oltre a questi, ci sono attacchi di panico in fasce d’età nelle quali prima erano sporadici. E molti atti di autolesionismo». Come se ne esce? «Collaborando tutti assieme, anche con il coinvolgimento delle famiglie – mette in chiaro Rigoli – c’è una forte sinergia tra l’Usl e i Comuni su questo fronte: stiamo lavorando a diversi progetti di confronto e coinvolgimento dei ragazzi». Non esiste la bacchetta magica. È necessario lavorare giorno per giorno. Anche sulle piccole cose. «Abbiamo in particolare dei progetti di ascolto – specifica Rigoli – uno degli ultimi, ad esempio, ha portato un gruppo di ragazzi a presentare una ventina di cortometraggi. Attraverso le immagini hanno dato delle comunicazioni agli adulti proprio sulla questione del disagio». Sulla stessa linea c’è il lavoro del Tavolo adolescenza, avviato 3 anni fa dal dipartimento di Salute mentale assieme ai servizi Infanzia adolescenza famiglia e consultori e i servizi per le dipendenze. Oggi è sempre più importante.
IL TAVOLO ADOLESCENZA
«Dobbiamo responsabilmente chiederci quali sono o possono essere i punti di forza di ognuno di noi, quali sono o possono essere le opportunità che questa pandemia ci sta offrendo – è l’analisi di Leonardo Meneghetti, direttore del dipartimento di Salute mentale – il Tavolo adolescenza mette in rete diverse professionalità proprio per predisporre le migliori strategie possibili per affrontare le problematiche dei giovani». Senza ricette prefabbricate. «La pandemia ha costituito, almeno per noi operatori della salute mentale, come penso per gli insegnanti, una grande occasione per gettare uno sguardo critico sul nostro lavoro, sul modo in cui lo vediamo e viviamo, tenendo presente che noi stessi siamo stati fin dall’inizio coinvolti nelle medesime difficoltà dettate dalla pandemia, come tutti, come i pazienti che incontriamo – specifica il primario – abbiamo sperimentato un senso di fragilità che ci rende uguali gli uni agli altri. Ed è proprio questa fragilità che ci può portare a scoprire e a mettere in campo aspetti creativi e risorse che non sapevamo di avere». Un altro ambito è quello che riguarda il tavolo provinciale per la prevenzione dei gesti suicidari. «È stato messo a punto un progetto di rilevazione e monitoraggio – conclude Meneghetti – e vengono proposte precise politiche di salute mentale rivolte ai giovani nel contesto della programmazione sociosanitaria dei piani di zona, lavorando in stretto contatto con volontariato, associazionismo, enti locali e terzo settore. Attori indispensabili per attuare progetti di prevenzione e cura nel campo della salute mentale».
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