È allarme trivelle: «Danni al Polesine». Quindici concessioni già autorizzate

Domenica 27 Gennaio 2019 di Giannino Dian e Marco Scarazzatti
È allarme trivelle: «Danni al Polesine». Quindici concessioni già autorizzate
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TAGLIO DI PO - Il via libera a quindici concessioni già autorizzate, grazie a un emendamento di Lega e 5 Stelle, che interesseranno anche il Delta del Po con la piattaforma Teodorico della compagnia australiana Po Valley Operations, riapre il confronto sulle trivelle. I tecnici non nascondono le preoccupazioni per la svolta. Giancarlo Mantovani, direttore generale dei Consorzi di bonifica Delta del Po (che ha sede a Taglio di Po) e Adige Po (di Rovigo) non nasconde i dubbi: «Sono da sempre contrario alla riapertura di nuovi pozzi per l'estrazione del gas metano sia in terraferma che nelle acque dell'Adriatico, ritenendo sempre attuale la negativa esperienza degli anni 50-60, quando erano in funzione decine di pozzi in tutto il Polesine con una fortissima attività estrattiva che ha causato l'ancora attiva subsidenza, causa principale dell'abbassamento del suolo di tre, quattro metri sul livello del medio mare».
 
I DUBBI DEI TECNICIIl direttore evidenzia che «la piattaforma è a 12 miglia, non conta se un po' più in la' o un po' più in qua, perché il bacino del gas non si sa a che distanza arriva dalla costa, per di più di fronte al Parco del Delta veneto ed emiliano-romagnolo. Lo studio, come ho evidenziato in diverse occasioni, non è credibile relativamente all'abbassamento del suolo previsto attorno alla piattaforma: 12 centimetri non sono credibili, basta vedere quello che è successo di fronte al Lido di Dante in provincia di Ravenna. Un abbassamento eccessivo comporta un buco dove vanno a finire i sedimenti dei fiumi invece di mantenere l'equilibrio lungo la costa e quindi problemi di erosione, che stiamo pagando a caro prezzo. Se l'abbassamento arriva alla costa, i nostri argini si abbassano e la sicurezza idraulica, quella che attualmente abbiamo, frutto di tantissimi interventi costati allo Stato e quindi alla comunità una infinità di miliardi di lire (prevalentemente spesi prima dell'entrata in vigore dell'euro, ndr) svanisce nel nulla, con la conseguenza di essere nuovamente minacciati da disastrose alluvioni, per l'incolumità delle persone, ma anche per l'economia in generale».
Decisamente negativa alla trivellazione del territorio deltizio su terraferma, ma anche nelle acque dell'Adriatico, è anche la posizione, da sempre, dell'Ente Parco regionale veneto del Delta del Po, il quale, come ultimo atto nel tempo, si è espresso chiaramente con il no attraverso le osservazioni sulla questione della piattaforma Teodorico, a suo tempo inviate alla Regione.
SCONTRO POLITICORiparte anche lo scontro politico. «Il Governatore Luca Zaia e l'assessore al Territorio e ai Parchi, Cristiano Corazzari, per compiacere Salvini se ne fregano delle preoccupazioni e del futuro del territorio. Le motivazioni per il no alle trivelle per cui ci siamo mobilitati tre anni fa, sono ancora valide, per questo è grave il silenzio di Zaia». A dirlo è Graziano Azzalin, consigliere regionale del Pd, che prosegue: «Al di là delle rassicurazioni del ministro Costa che dice di non voler firmare le richieste di permessi di trivellazione, c'è poco da stare tranquilli. Si scaverà all'interno delle 12 miglia marine e non si sa il bacino di gas a che distanza arriverà dalla costa. Alcuni studi hanno evidenziato l'abbassamento del suolo attorno alla piattaforma, come è successo a Ravenna, di fronte al Lido di Dante. Un abbassamento eccessivo comporta un buco dove vanno a finire i sedimenti dei fiumi, anziché mantenere l'equilibrio lungo la costa, con conseguenti problemi di erosione. Non vogliamo che si ripetano i drammi del passato, perciò è doveroso continuare a mobilitarsi in difesa del territorio, indipendentemente dallo schieramento politico. Nella consultazione del 2016 sono andato contro le indicazioni del Pd e lo rifarei».
LA REPLICAPer l'assessore regionale al territorio, Cristiano Corazzari, si tratta di una notizia non vera. «Assieme al Governatore della Regione, Luca Zaia, e al presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti, in tempi non sospetti ci eravamo già attivati per inserire tra i 23 punti del referendum sull'autonomia veneta, anche quello del divieto alle trivellazioni nel Delta del Po». Si parla, però, di un'intesa siglata da Movimento 5 Stelle e Lega, grazie al quale saranno autorizzate 15 nuove trivellazioni, tra cui una proprio di fronte al parco del Delta, all'interno delle 12 miglia. «Si tratta solo di provocazioni e notizie infondate, che vanno restituite al mittente. Comunque ho già provveduto a incaricare la nostra deputata Antonietta Giacometti per verificare la fonte di questa notizia, mentre Zaia da parte sua si è attivato direttamente nei confronti del Governo. Siamo sempre stati contrari alle trivellazioni e confermiamo la nostra linea».
DELTA INTOCCABILEDa quanto si è letto, delle 15 nuove trivellazioni, quattro saranno in mare (tre nel mare Adriatico e una nel canale di Sicilia) e undici sulla terraferma (tre nel Lazio, quattro in Emilia-Romagna, una nelle Marche e tre in Sicilia). «Le trivellazioni non vanno più fatte nel Delta in quanto finiscono per aumentare il fenomeno della subsidenza, che ha già creato diversi problemi al nostro territorio - aggiunge Corazzari - sarebbe un danno anche per la stessa costa, sia a livello turistico che di itticoltura».
Stando a quello che è emerso nelle ultime ore, le concessioni a estrarre che verranno autorizzate, sono principalmente di Eni, Agip, Edison e Total. Tra le istanze, c'è anche quella di concessione relativa al permesso che porterà ad estrarre idrocarburi di fronte al parco del Delta e caso eccezionale, all'interno delle 12 miglia marine, attraverso una nuova interpretazione dell'articolo 35 del decreto Sviluppo del 2012. Quella norma prevedeva una deroga al limite delle 12 miglia e faceva salvi i procedimenti autorizzatori e concessori in corso alla data del 29 giugno 2010. «Ci attiveremo attraverso i canali preposti per andare fino in fondo su questa vicenda - conclude Corazzari - la posizione della Regione è sempre stata molto chiara riguardo a questo tipo di argomento. Ripeto: a mio avviso le notizie uscite in queste ore, non corrispondono alla realtà dei fatti».
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