Il modello Nordest: meglio il posto
pubblico che mettersi “in proprio”

Lunedì 8 Maggio 2017 di Natascia Porcellato
Il modello Nordest: meglio il posto pubblico che mettersi “in proprio”
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L’Osservatorio sul Nordest, curato da Demos per Il Gazzettino, indaga oggi intorno al lavoro preferito. Il lavoro autonomo, sia esso in proprio (20%) o da libero professionista (17%), viene indicato complessivamente dal 37% degli intervistati. La maggioranza dei nordestini, dunque, guarda al lavoro dipendente: il 22% vorrebbe lavorare per una grande impresa privata, il 15% guarda agli artigiani e alle piccole aziende, mentre il posto pubblico resta la scelta privilegiata per il 26% dei rispondenti.
Il 28 maggio si sarebbe dovuto svolgere il referendum abrogativo sui voucher introdotti dal Jobs Act approvato tra il 2014 e il 2015 dal Governo Renzi. La consultazione non si terrà dato che Gentiloni ha abrogato questa modalità di impiego qualche settimana fa. Il tema del lavoro, però, resta centrale nell’agenda del Paese: far crescere l’occupazione è uno dei punti-chiave per far sì che la crescita sia reale per l’intera società. È interessante quindi riflettere oggi intorno a questa dimensione: in un territorio come quello nordestino, fortemente caratterizzato dall’imprenditoria diffusa e dalla spiccata vocazione laburista, le aspettative e i desideri intorno al lavoro parlano anche della direzione in cui sta andando la società.
Osserviamo che, nel corso del tempo, sono radicalmente mutate le preferenze espresse dal Nordest. Nel 2000, il 55% sognava il lavoro in proprio o da libero professionista, ma in questi 17 anni la quota si è progressivamente e inesorabilmente erosa fino ad arrivare agli attuali 37%. Contemporaneamente, sono aumentati sia quanti guardano ad un lavoro da dipendente privato (saliti dal 24% registrato nel 2000 all’attuale 37%) sia coloro che invece aspirano al posto pubblico (passati dal 21% del 2000 all’attuale 26%).
Nonostante la crisi che l’ha investito in questi anni, il lavoro in proprio tende ad essere ancora l’obiettivo dei più giovani (48%), degli studenti (53%) e dei disoccupati (54%): chi deve ancora costruirsi un futuro, o chi deve ripartire dopo un periodo di mancanza di lavoro, lo immagina da imprenditore o da libero professionista. Questa scelta viene (ri)confermata anche da chi l’ha già fatta e la sta, pur tra mille difficoltà, portando avanti: liberi professionisti (41%) e imprenditori (55%) confermano la preferenza per il lavoro in proprio.
L’idea di essere assunto da un’azienda privata, sia grande che piccola, piace soprattutto dalle persone di età centrale (35-44 anni, 47%), oltre che da operai (60%) e impiegati (42%). Guardando al genere, emerge come siano soprattutto gli uomini a preferire questa modalità di lavoro (41%).
Il lavoro pubblico appare invece una scelta che affascinante soprattutto per le persone adulte e anziane (30-33%). Dal punto di vista professionale, invece, sono in misura maggiore i tecnici (30%) e le casalinghe (35%) a indicare nel lavoro statale quello più desiderabile.
Infine, consideriamo congiuntamente il genere e la categoria socio-professionale. Tra studentesse (45%) e casalinghe (39%) emerge una certa propensione al lavoro autonomo, mentre le lavoratrici guardano con più favore alle imprese private (45%). Le disoccupate, forse “sconsolate” dalle aziende, pensano soprattutto al lavoro in proprio (46%) o al posto pubblico (41%). Invece, emerge una spiccata preferenza per il lavoro in proprio di studenti (58%) e disoccupati (57%), mentre lavoratori (45%) e pensionati (47%) orientano il proprio favore sul lavoro in aziende private. 
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Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 07:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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