Trapianti d'organi: donazione da vivente, Padova prima in Italia

L’equipe diretta dal professor Rigotti vanta 49 interventi eseguiti nel 2022. L'esperto: «Le liste d’attesa da cadavere sono troppo lunghe»

Giovedì 8 Giugno 2023 di Elisa Fais
Trapianto rene (foto d'archivio)

PADOVA - Il Centro trapianti di rene e pancreas dell’Azienda Ospedale Università di Padova non è nuovo ai record e, come è già successo nel 2021, anche nel 2022 si conferma primo in Italia per trapianti di rene da vivente con 49 interventi effettuati. A seguire c’è Bologna con 39 operazioni salva-vita e poi il Gemelli di Roma con 28. I dati sono del Sistema Informativo Trapianti (SIT). A riprova del fatto che in via Giustiniani l’attività ad alta specializzazione portata avanti h24 non conosce stop o festivi, da gennaio ad oggi sono già stati eseguiti altri 17 trapianti di rene da vivente (erano 15 nello stesso periodo lo scorso anno). 
«Risultati di questo tipo sono possibili grazie al lavoro di squadra - dichiara il professor Paolo Rigotti, -. Il numero dei trapianti dipende dai donatori e quindi in primis il grazie va a questi ultimi. Nel 2022 il nostro centro ha effettuato complessivamente 190 trapianti di rene da cadavere o da vivente, posizionandoci così secondi in Italia dopo Torino che ne registra 192. L’obiettivo, comunque, è puntare sempre più sui donatori viventi perché le liste d’attesa per un rene sono lunghe: sono circa 6mila i pazienti in lista in Italia e circa 450 solo a Padova.

In media per ricevere un organo da cadavere si aspettano tre anni, anche se ogni caso è a sé». Poter contare su un familiare o su una persona cara disponibile a donare un rene può far la differenza in termini di tempi e riuscita dell’intervento. 


La situazione


A partire dal 2001 l’equipe del professor Rigotti ha introdotto in sala operatoria il prelievo di rene in laparoscopia, quindi una tecnica mini-invasiva. Ciò si traduce in maggior sicurezza per il paziente, un miglior risultato estetico, minore dolore e una ridotta degenza ospedaliera con rapida ripresa delle attività quotidiane. 
«Nei Paesi Nord Europei e negli Stati Uniti il trapianto di rene da vivente rappresenta il 30%, in Italia siamo al 15%, ma qui a Padova arriviamo al 26%. Sicuramente un buon tasso, ma è bene puntare ancora più in alto. Non sempre i pazienti che giungono da noi per essere inseriti in lista d’attesa sono a conoscenza della possibilità di poter donare da vivente. C’è ancora molto lavoro da fare per sensibilizzare i familiari di coloro che sono colpiti da malattie renali o sono in dialisi».
I più comuni donatori di rene da vivente sono genitori, fratelli o coniugi. In una persona sana se un rene viene rimosso, subentra il rene rimanente. Immediatamente l’organo si “potenzia” fino a raggiungere una capacità del 75%. Ricerche dimostrano che la funzionalità continua a crescere sempre di più con il passare degli anni. 


L’innovazione


«Nei casi di coppie incompatibili, se i criteri lo consentono - specifica Rigotti - procediamo comunque riducendo gli anticorpi con plasmaferesi, terapia immunosoppressiva e farmaci di ultima generazione». Dal 2018, inoltre, a Padova è stato avviato il programma Deck: si tratta di una particolare tipologia di trapianto cross-over dove la catena di scambio di donatori viventi tra coppie incompatibili viene innescata da un donatore deceduto. Questo aumenta le possibilità di incrocio tra i candidati al trapianto. La catena si conclude con la “restituzione” dell’organo da parte dell’ultimo donatore vivente a un paziente in lista d’attesa da cadavere. 
Da segnalare che il centro padovano nel 2022 è primo in Italia per trapianti di rene e pancreas (anche combinati per correggere diabete e insufficienza renale) con 369 operazioni .

Ultimo aggiornamento: 16:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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