Trump, i perdenti delusi e il diritto di manifestare

Venerdì 11 Novembre 2016
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Egregio direttore,
quello che mi ha più sorpreso dopo il responso delle urne negli Stati Uniti è la protesta nelle piazze dei perdenti. Mi sembra che questa reazione sia figlia di coloro che ostentano democrazia, convinti di essere a priori dalla parte del giusto, e li paragono a chi nel nostro Paese propone lunghe campagne elettorali con primarie a simbolo di democrazia avanzata, salvo poi di fronte al risultato dell'urna diverso dalle proprie aspettative, voler far saltare il banco, di fatto non accettando il verdetto popolare.

Giuseppe Ave
Torre Di Mosto (Venezia)


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Caro lettore,
non solo in Italia ma in ogni parte del mondo c'è una parte del mondo politico afflitta dal complesso del migliore: ritiene di essere, a prescindere, dalla parte del giusto ed è assolutamente certa che le proprie idee coincidano il bene della società. Neppure quando l'elettorato la pensa e vota diversamente, questa parte politica è sfiorata dal dubbio ed è disposta a mettere in discussione le proprie certezze: no, sono gli elettori che sbagliano o che non hanno capito. In America, con la sconfitta di Hillary Clinton da parte di Trump, sta succedendo un po' questo.
Tuttavia in democrazia si deve accettare il responso elettorale, ma è anche consentito protestare e manifestare in piazza il proprio dissenso, purché si rispettino le leggi e non si scada nella violenza. Dunque se ci sono cittadini americani che pacificamente vogliono esprimere la propria contrarietà verso il neo-presidente, è nei loro diritti. Sarà compito di Trump convincerli, con i fatti, che sbagliano. 
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