Le differenze culturali non vanno minimizzate o cancellate per paura di apparire razzisti

Mercoledì 28 Marzo 2018
15
Egregio direttore, 
nell'esprimere indignazione per la violenta aggressione verbale perpetrata da parte di un genitore bengalese a una maestra elementare della scuola Silvio Pellico di Mestre, e nel dare tutta la solidarietà all'insegnante che, non sopportando lo stress, è stata ricoverata all'ospedale, mi preme tuttavia sottolineare che ritengo superficiale e a rischio di deriva razzistica (basti leggere la sfilza degli idioti commenti sul Gazzettino on line) il taglio attribuito al pezzo a causa del sottotitolo «I colleghi: Non riconoscono le donne come figure autorevoli per insegnare». Il virgolettato e l'uso del plurale che addebita a un'intera comunità etnica la mancata considerazione della dignità professionale delle donne, oltre che ingiusto è assai improprio in bocca ai pur scossi colleghi, per quanto sia vero che settori radicali di cultura mussulmana neghino valore al ruolo professionale delle donne. Generalizzare è sempre sbagliato, soprattutto in una scuola in cui sono presenti genitori di tutte le etnie e religioni. Per questi fatti io penso che dovremmo, invece, semplicemente vergognarci, prenderne le distanze, tutti, senza distinzione, senza farne oggetto di infondate interpretazioni e di interessate speculazioni politiche. E visto che il fenomeno si sta presentando in tutti i Paesi occidentali cosiddetti avanzati, dove si è arrivati anche a ferimenti di docenti da parte degli stessi allievi, dovremmo interrogarci, ponendovi rimedio, sul perché si sia arrivati a una così grave sottovalutazione sociale del ruolo prezioso della scuola e sul perché la professione dell'insegnante sia oggi così svalutata.


Domenico Cardone 
Venezia



Caro lettore, 
sottoscrivo molte delle sue considerazioni, ma mi permetto di respingere il rilievo che lei ci muove sulla titolazione dell'articolo. Non vedo nulla di improprio o di superficiale in ciò che abbiamo scritto. Abbiamo raccolto e dato conto dell'opinione dei colleghi dell'insegnante aggredita da un genitore bengalese. Non dovevamo farlo perché il papà in questione è straniero o professa magari un'altra religione? O perché questo avrebbe scatenato commenti riprovevoli sui social? La realtà, talvolta, è difficile da accettare. Generalizzare è sbagliato, ma lo è altrettanto dissimulare o minimizzare: i problemi non si risolvono mettendo la testa sotto la sabbia. Nella società multietnica l'esistenza di una diversa cultura nei confronti delle donne e dei loro diritti è un dato di fatto, con cui bisogna fare i conti. Ignorarlo per il timore di apparire razzisti non ci aiuterà a fare passi avanti. Men che meno nel mondo della scuola.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci