Europa, voglia di cambiamento che la politica non sa ascoltare

Sabato 25 Giugno 2016
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Caro direttore,
io sono contento della sconfitta della Germania nella terza guerra mondiale che ha fatto a nostre spese. Purtroppo noi non abbiamo un governo con gli attributi.


Arrigo Cipriani
Venezia



Caro lettore,
non c'è dubbio che ad essere stata sconfitta dal voto britannico sia stata non tanto l'Europa, ma la concezione burocratica, economicamente asfittica e germano-centrica che Berlino ha voluto imporre all'Unione. Purtroppo mentre il premier inglese Cameron si è giustamente dimesso avendo perso una battaglia per lui così decisiva, dubito che la signora Merkel e i suoi alleati sapranno prendere atto in modo altrettanto chiaro di questa clamorosa debacle. E su questo si misurerà davvero la capacita' d' azione e di iniziativa degli altri governi, in primis di quello italiano e francese. L'alternativa è chiara: o si impone un deciso cambiamento di rotta all'Unione o si dovrà prendere atto della sua inevitabile dissoluzione. Il come, a questo punto, sarà solo una questione di tempo.

Ma credo che il voto britannico imponga un'altra riflessione. Anche questa volta il risultato delle urne ha spiazzato sondaggisti, osservatori e mercati. La maggior parte di loro scommetteva sul si all'Europa ed è stata clamorosamente smentita dal voto popolare. Un fenomeno che si e' verificato altre volte in tempi recenti. Basti pensare al voto francese, a quello austriaco ma, per certi aspetti, anche alle recenti elezioni comunali italiane. La sensazione è che ci sia, in tutta Europa, una profonda domanda di cambiamento , politicamente e socialmente trasversale, che le classi dirigenti non sanno ascoltare e interpretare. O forse più semplicemente non vogliono farlo. Ma questo le candida a un irrimediabile declino. Senza che sia chiara l'alternativa. 
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