Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Berlinale 66/4 Sarajevo e il nazismo tra fiumi faticosi e i cloni di Woody Allen

Lunedì 15 Febbraio 2016
Giorno di guerra alla Berlinale. Dall’uccisione di Francesco Ferdinando nella Sarajevo di cent’anni fa per arrivare a quella odiena, dopo il conflitto balcanico; alla Berlino durante la Seconda guerra mondiale. Tra tanti drammi, la solita commedia americana che fa molto Sundance ed ennesimo clone alleniano e un faticoso road movie acquatico cinese.
MORT Á SARAJEVO DI Danis Tanović (Concorso) – Sarajevo, giorni nostri. Si stanno preparando i festeggiamenti per i 100 anni dall’attento all’arciduca Francesco Ferdinando, ma nell’hotel dove si svolgono le interviste e i preparativi per la cerimonia, scoppia la rivolta del personale pronto a scendere in sciopero per i pagamenti mancati, visto che l’albergo è in pessime condizioni economiche. Il regista bosniaco gira la versione bolsa di “Bobby”, anch’esso tutto girato dentro l’hotel dove avvenne l’attentato a Robert Kennedy; ed è inferiore anche a “Parkland” che racconta alla stessa maniera il giorno dell’attentato al presidente John. La prima parte regge nel delineare conflittualità ancora aperte, poi la vicenda prende una piega molto grezza, fino a quando spuntano puntualmente le pistole. Fotografia sciatta, piani-sequenza irrilevanti, recupera in parte un regista persosi subito dopo l’esordio folgorante di “No man’s land” (2001). Voto: 5.
CROSSCURRENT di Yang Chao (Concorso) –
Gao Chun acquista una chiatta per guardagnare qualche soldo, trasportando merci lungo lo Yangtze. Ma il cammino sarà pieno di sorprese. Fluviale road movie acquatico dove il paesaggio assume una bellezza stordente e il tempo sembra arenarsi per sempre. Tra realismo e bagliore fantasmatico un percorso di incontri, incidenti, problemi e folgorazioni, dove la lentezza assume significato esistenziale, interiorizzando ogni accadimento. Al confronto, Tarkovskij sembra il regista di Fury road. Non per tutti, ma con una forza non indifferente. Pieno di citazioni poetiche, dove lo spettatore occidentale si perde nell’incanto del verso, probabilmente non catturando l’essenza del rimando. Voto: 6.5.
ALONE IN BERLIN di Vincent Perez (Concorso)
– Anna e Otto (Emma Thompson e Brendan Gleeson)  perdono il loro figlio in battaglia nella regione francese. Siamo nella Germania  della II Guerra Mondiale e il loro rancore improvviso per Hitler diventa un’arma di ribellione. Un film troppo convenzionale, di scarto televisivo, che mette in campo solo una buona professionalità, a cominciare dagli attori, la Thompson soprattutto che potrebbe anche strappare un consenso dalla giuria. Un racconto risaputo dall’inizio, con situazioni classiche raccontate senza un minimo di fantasia e coraggio. Totalmente inutile. Voto: 4.
MAGGIE’S PLAN di Rebecca Miller (Panorama Special)
– Ancora New York, ancora una romantic comedy. Come tante. Divertente. Come tante. Molto Sundance. Come tante. Molto Woody Allen. Anche troppo. Una giovane ragazza vuole avere un figlio e sceglie un donatore di sperma, puntualmente sciroccato. Conosce, nel frattempo, un professore, già sposato, del quale si innamora. Ma il loro rapporto coniugale non sarà così semplice, specie se in campo è pronta a scendere anche la ex moglie. Non bastava Baumbach che rifà Woody Allen, adesso Rebecca Miller (moglie di Daniel Day-Lewis) rifà Baumbach e a ogni tentativo di copiatura, il prodotto scende. Per carità: si ride e si passano quasi due ore allegramente, ma tutto è già visto, risaputo, perfettamente incastrato in un percorso a orologeria. Ma a mezz’ora dall'uscita è un film quasi dimenticato, perché come molti altri. La Gerwig ormai imita se stessa, Ethan Hawke è sempre a un passo dalla grande recitazione, almeno Juliane Moore al solito è formidabile. Voto: 6.
 
Ultimo aggiornamento: 16-02-2016 15:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA