Che sia stato l’avvenimento non solo della settimana , del mese, dell’estate 2020 è fuor di dubbio: la sfilata Dior a Lecce si è trasformata non solo in un evento del quale si è parlato (e non si finirà di parlare) a tempo lungo ma un punto focale di indagine per capire cosa ci sta accadendo, cosa potremo mai aspettarci nel dopo-coronavirus che vorremmo fosse già questo che viviamo ma che notizie di focolai qua e là presenti ci fanno pensare ancora lontano - anche se non lontanissimo. Dopo i fasti delle grandi sfilate nelle capitali del lusso mondiali, con un salto a 360 gradi la Maison più famosa di Francia ha scelto Lecce, in Puglia, per presentare al mondo la sua sfilata “cruise” destinata alla primavera -estate 2021. E la serata di mercoledì scorso , 22 luglio , ha registrato incollati agli schermi dai quali era possibile seguire l’evento eccezionale , un numero milionario di presenze surreali.
Inutile scartare la politica accorta e sempre furbissima di Maria Grazia Chiuri, non più solo stilista e responsabile artistica della Maison Dior ma regista e comandante quasi incontrastata dell’intera politica di diffusione della Maison. Gli ingredienti c’erano tutti, dal viaggio sentimentale nel Salentino che le era familiare in quanto suo padre era nato a Tricase al fascino indiscutibile di quella terra rossa dove ogni estate - ha dichiarato la Chiuri - si torna per rivivere un’atmosfera magica e irripetibile quale quella del Salento. Non mancava la valorizzazione di antichi mestieri d’artigianato locale, quale la tessitura delle “Costantine”,una associazione di donne che si incarica di tramandare lavorazioni locali tipiche e che per la sfilata ha realizzato i tessuti delle giacche. E c’era la Taranta, la nota suggestiva pagano-etnica che ogni anno viene rievocata con partecipazioni di gruppi orchestrali specializzati nell’esecuzione di quella “tarantella” che non deve finire mai se non quando la bestia, il ragno, l’isteria che domina la “tarantata” , si placa in segno di sconfitta del male. Un vero e proprio esorcismo che nel nostro tempo ha acquisito i connotati di una rievocazione interessante che diventa attrazione spettacolare e che la stilista di Dior evoca con intenti dichiaratamente polemici nei confronti di un esempio di denuncia femminista antica. C’era tutto insomma per realizzare una sfilata monstre nel luogo più semplice, più frugale, dal gioco dei contrasti a quello dell’imprevedibilità in cui tutto l’imprevedibile è diventato prevedibilissimo, a cominciare dagli inviti che il numero ristretto ha fatto diventare più che preziosi e fonte di accaparramento snobistico, previa caduta di autostima degli eventuali “scartati”, per concludersi con l’arrivo - annunciato dalla banda del paese vicino - della nuova “ regina” degli influencer (ex-mestiere di rappresentante di commercio addetto alle vendite oggi trasformato in diploma di massima nobiltà di immagine) - niente po’ po’ di meno che Chiara Ferragni, ospite d’onore di Dior, reduce dal plauso tributatole dagli Uffizi a Firenze che alla sua presenza devono la montata del 24 per cento di visitatori nelle Gallerie d’arte. Come il pifferaio magico, dove lei va milioni di “influenzati” la seguono, meglio se , forse casualmente, in un Museo. Il resto dovrebbe essere la moda firmata dalla griffe che sta diventando una bandiera - non diciamo femminista tout court perché il femminismo oggi ha varie diramazioni - comunque socialmente e politicamente impegnata nel nome di Maria Grazia Chiuri che - complice consapevole o inconsapevole Dior - aspettiamo di incontrare in qualche lista di partito. Infatti mercoledì sera quello che - sopraffatto dalla spettacolarità - ha caratterizzato meno la serata di attenzione in screaming era proprio la moda del 2021 , la collezione Dior cruise che sarà in vendita nelle boutiques dal prossimo Natale e che in origine doveva essere la protagonista vera della presentazione.
Ultimo aggiornamento: 21:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA
MODI E MODA di
Luciana Boccardi