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Cure primarie, ecco nuove norme
per superare le differenze

Martedì 20 Settembre 2016 di Daniela Boresi
La popolazione cambia. Si vive più a lungo, in compagnia spesso di patologie anche gravi. Ci sono malattie emergenti e soprattutto il sistema sanitario non riesce più a far fronte alle esigenze, aumentate, delle persone.
La sostenibilità economica del sistema sanitario diventa quindi uno dei punti cardine, come emerso nel corso della Summer School - Motore Sanità che ha visto a Gallio la presenza di specialisti da ogni parte d'Italia e amministratori delle regioni più virtuose, oltre che rappresentanti del Governo.
L’attuale trend caratterizzato dal progressivo invecchiamento della popolazione e dalla difficoltà a rilanciare la crescita del PIL, pone anche al nostro Paese la sfida della sostenibilità economica, sociale e professionale. In questo contesto, le risorse umane si confermano come una variabile fondamentale da valorizzare, per assicurare lo sviluppo dei servizi sanitari pubblici, sia per l’incertezza di regole, con le quali lavorano i professionisti, sia per soddisfare i nuovi bisogni di salute.

«Le cure primarie devono essere normate – osserva Domenico Mantoan, direttore generale Area Sanità e Sociale Regione del Veneto – con uno sviluppo di competenze avanzate: le regioni faticano a offrire servizi adeguati che rispondano all’invecchiamento della popolazione».
Il Servizio Sanitario Nazionale a modello universalistico eroga livelli di prestazioni uniformi per qualità e quantità sull’intero territorio nazionale, tuttavia l’invecchiamento e i flussi migratori hanno profondamente modificato la trama sociale cui si dovrebbe basare l’universalità, generando numerose diversità tra regione e regione.
Emerge quindi la necessità di implementare i processi di verifica e monitoraggio dei servizi:
«Serve un aiuto centrale per il superamento di 21 modelli sanitari regionali offerti», conclude Mantoan. Ultimo aggiornamento: 12:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA