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Niente illuminazione fredda dove si mangia: ecco cosa accade a sonno e linea

Sabato 16 Agosto 2014
Avere una luce arricchita di blu (luce fredda) nel luogo dove si mangia non è una scelta felice. Secondo i ricercatori della Northwestern University di Chicago, Illinois, l’esposizione a questa sorgente luminosa prima o durante i pasti serali fa aumentare la fame e riduce la sonnolenza. Il risultato è comprensibilmente nefasto: si mangia di più e si dorme di meno, in quanto la fonte luminosa interferisce con il metabolismo. Lo studio, che secondo i ricercatori, si rivela molto interessante e merita un approfondimento soprattutto perché importante nella lotta contro l’obesità, ha utilizzato un gruppo di volontari che sono stati sottoposti ad un protocollo molto rigido nel corso del quale sono stati tenuti prima in condizione di luce fioca, con esposizione a meno di 20 lux (unità di misura dell’illuminamento) durante le 16 ore di veglia e meno di 3 lux durante le otto ore di sonno. Successivamente stati esposti a tre ore di luce arricchita di blu a 260 lux, 10,5 ore dopo il risveglio, e gli effetti sono stati confrontati con l'esposizione alla luce fioca dei giorni precedenti. L’appetito è schizzato con le conseguenze che sono facilmente comprensibili. Oltretutto gli attacchi di fame, come spesso accade, si orientano verso i carboidrati, pasta e dolci, patatine, fritti piuttosto che verso cibi più sani. In effetti la luce blu viene spesso utilizzata negli ambienti dove si lavora perché aiuta a restare più svegli e a sentirsi stimolati. Ultimo aggiornamento: 21:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA