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Medicina di genere, curare uomini e donne in modo diverso  

Domenica 20 Settembre 2015
Uomini e donne non sono uguali, almeno per la medicina. Per troppi anni la scienza ha trattato maschi e femmine usando i medesimi criteri e utilizzando gli stessi medicinali. Oggi la Medicina di Genere, come spiega Giovannella Baggio, ordinario di Medicina di Genere dell’Università di Padova e presidente Centro Studi Nazionale su Salute e Medicina di Genere, rivoluziona l’approccio. «Uomini e donne non sono uguali di fronte alle malattie. La Medicina di genere, o meglio la Medicina genere-specifica, è in tal senso rivoluzionaria perché non si limita a studiare le differenze tra maschi e femmine, uomini e donne, ma ne riconosce e valorizza le differenze e le similitudini: è in buona sostanza una medicina “equa” per tutti e due i sessi e per tutti e due i generi, in tal senso è innovativa nell’ambito del pianeta salute. - spiega la professoressa padovana - La definizione migliore di Medicina genere-specifica scaturisce dalla stessa pratica clinica: il medico che entra in corsia dovrebbe chiedersi "come devo curare" quest’uomo e "come devo curare" questa donna? Oggi la medicina non può più permettersi di curare uomini e donne nello stesso modo: i dati della letteratura scientifica pubblicati negli ultimi anni evidenziano importanti differenze tra uomo e donna rispetto alle malattie, alla loro evoluzione e all’esito delle stesse, alla risposta e all’utilizzo dei farmaci». Perciò, la Medicina genere-specifica non va intesa alla stregua di una nuova specialità, piuttosto come una nuova dimensione del sapere medico che studia l’influenza del sesso e del genere sulle patologie per comprendere in che modo si manifestano e decorrono nei due generi rispetto alla sintomatologia, alla diagnosi, alla necessità di utilizzare farmaci diversi, agli esiti e, persino, rispetto alla prevenzione. Secondo la Boston University School of Medicine 1 donna su 6 è a rischio di sviluppare la Malattia di Alzheimer nel corso della sua esistenza, rispetto a 1 uomo su 101. La Malattia di Parkinson è da 1,4 a 2 volte più frequente negli uomini che nelle donne. Il tumore del fegato nelle donne progredisce più lentamente; i disturbi d’ansia colpiscono due volte le donne più degli uomini, e rispetto a uno stimolo doloroso il cervello di un uomo si attiva diversamente da quello della donna. Questo, e molto altro, rende indispensabile che organi, funzioni e le patologie che li colpiscono vadano declinati e indagati al maschile e al femminile. Inoltre, essere donna ed essere uomo, al di là delle specificità biologiche, comporta ruoli socio-culturali differenti che rappresentano importanti variabili ambientali che meritano, oggi più che mai, di essere indagate rispetto all’insorgenza, all’evoluzione e alla gestione di una malattia. «La Medicina di genere non può essere un percorso parallelo alla Medicina, bensì un motore di avvio in tutti gli ambiti del sapere medico: Medicina interna, Dermatologia, Reumatologia, Psichiatria e Neurologia, Cardiologia, Andrologia e Ginecologia, devono essere insegnate secondo una declinazione genere-specifica», specifica la professoressa. Ultimo aggiornamento: 16:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA