Casteldaccia, gli operai morti volevano salvarsi a vicenda. «Accorsi alle prime urla», ma sono stati storditi dai gas

In cinque sono morti nell’impianto di sollevamento delle acque nere

Martedì 7 Maggio 2024 di Riccardo Lo Verso
Casteldaccia, le vittime volevano salvarsi a vicenda. «Accorsi alle prime urla»

«È l'auto di papà, è la sua... è l'auto di papà». Una ragazza piange, si dispera mentre il suo sguardo si posa sull’Alfa Romeo Stelvio parcheggiata a una manciata di metri dal luogo della strage. Il padre è morto a sei metri di profondità. «Perché, perché», urla un’altra donna. È una madre, un vigile del fuoco la sorregge per evitare che si accasci. I parenti delle vittime della strage di Casteldaccia arrivano uno dopo l’altro.

E chissà se sarà consolatorio per alcuni di loro, sapere che i propri cari sono morti in un gesto di estremo altruismo.

Strage di Casteldaccia, cinque operai morti intossicati: nelle fogne senza maschere. Fatali le esalazioni

I compagni erano scesi nella vasca e sono stati storditi dal gas sprigionato dai liquami. Altri tre non hanno esitato ad intervenire. La posizione dei corpi di chi non ha fatto in tempo a scendere l’ultima rampa di scale che conduce alla cisterna lascia pensare che si erano lanciati in soccorso dei colleghi. Sono morti in cinque nell’impianto di sollevamento delle acque nere. Il più giovane ha 26 anni, il più anziano ne ha 71. Un sesto operaio, Domenico Viola, 62 anni, è grave ed è ricoverato al Policlinico di Palermo. Altri tre operai l'hanno scampata. Non si sono calati nel tunnel pieno di gas killer. Non hanno fatto in tempo o forse hanno avuto la lucidità di capire che li aspettava il più terribile dei destini. Giovanni D'Aleo, di 44 anni, Giuseppe Scavuzzo, di 39 anni, e Paolo Sciortino, di 35 anni, sono stati trasportati nell'ospedale di Termini Imerese per precauzione. Sono sotto choc, ma senza particolari problemi di salute.

FAMIGLIE SPEZZATE

«C'è mia figlia a casa con due bambini, sto andando da lei», dice in lacrime il suocero di Giuseppe La Barbera, assunto con contratto interinale dalla municipalizzata del Comune di Palermo. Lascia una giovane vedova e due orfani in tenera età. Della felicità familiare spezzata restano solo gli scatti dei viaggi nei parchi divertimenti. Era felice del suo lavoro, lui che era abituato a spaccarsi la schiena. Da ragazzino consegnava le bombole di gas che alimentano le case che ancora a Palermo non sono servite dalla distribuzione comunale. Viveva nel quartiere Albergheria dove sorge il popolare mercato di Ballarò. Giuseppe si era sposato nel maggio 2019 e fra qualche giorno avrebbe festeggiato i 5 anni di matrimonio. Si è calato in soccorso dei compagni di sventura. È probabile che abbia sentito le urla provenire dalla cisterna. «È una grandissima tragedia, non riesco a comprendere ancora cosa possa essere successo durante l'intervento. Sono operai che sanno quello che fanno, non credo che possano essere stati sopraffatti dalle esalazioni», dice Pietro Rao, sindaco di Partinico, che si è recato in via Milano, sede della società Quadrifoglio Group dove erano impiegate quattro delle vittime di Casteldaccia.

L’ESONDAZIONE

Paese, quest’ultimo, dove si consuma una nuova strage. Quasi sei anni fa, la notte del 3 novembre 2018, era un sabato, l'esondazione del torrente Milicia sterminò due famiglie dentro una villetta. La furia dell’acqua uccise nove persone. La più piccola, Rachele, aveva un anno. Il più anziano, Antonio, 65 anni. Oggi il paese a est di Palermo, che dista poco più di venti chilometri dal capoluogo siciliano, assiste a un'altra tragedia. Stavolta a morire sono stati cinque operai.

Ultimo aggiornamento: 13:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA