L'ibis sacro in competizione con i gabbiani in laguna a Venezia

Domenica 25 Aprile 2021 di Federica Repetto
L'ibis sacro sta diventano stanziale nella laguna veneziana
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VENEZIA - Sono comparsi proprio in questi ultimi mesi, nella laguna e nel centro storico di Venezia, splendidi esemplari di Ibis sacro Threskiornis aethiopicus. Se da un lato è considerato un animale molto vistoso ed elegante, con il suo piumaggio bianco e nero, con un curioso becco lungo e ricurvo, è una specie di origine afrotropicale alloctona. “A mostrarmi alcune fotografie dell’Ibis sacro insieme al gabbiano reale, presso l’area di travaso rifiuti di Veritas, è stato l’orintologo Alvise Luchetta”, racconta Francesca Coccon naturalista e già esperta dello studio di gabbiani reali in città.

Abbiamo constatato che c’è una forte competizione nei confronti della stessa risorsa: il cibo”.

Francesca Coccon, con un dottorato di ricerca in scienze ambientali conseguito a Ca’ Foscari, ha lavorato come libero professionista e da novembre scorso è dipendente del Consorzio per il coordinamento delle ricerche inerenti al sistema lagunare di Venezia (CORILA) diretto da Pierpaolo Campostrini. Si è specializzata nello studio e gestione di specie sinantropiche, di cui fa parte il gabbiano reale, ma si occupa anche di management di progetti nazionali e europei, oltre a seguire iniziative legate al tema della conservazione della biodiversità in ambito lagunare. Ha sviluppato e gestito il piano di monitoraggio della popolazione urbana di gabbiano reale che Veritas, azienda comunale, ha affidato a CORILA.

L’Ibis sacro è divenuta ormai una specie stanziale in laguna e ha iniziato recentemente a nidificarvi, teoria avvallata dallo studio dell’ornitologo Francesco Scarton, autore di diverse pubblicazioni sul tema della biodiversità in laguna. L’Ibis sacro sta aumentando come presenza in città, non si conoscono i numeri e la loro distribuzione. “E’ per questo – spiega Francesca Coccon - che emerge la necessità di strutturare un piano di monitoraggio delle popolazioni di Ibis sacro, presenti nella laguna di Venezia, con finalità gestionali e di contenimento della specie”. Osservazioni della specie in periodo riproduttivo sono avvenute nella laguna di Venezia, per la prima volta, nel 1998 ma è recente il rilevamento di almeno 10 nidi e 16 pulli a diversi stadi di sviluppo, più una trentina di adulti presso l’isola di San Giorgio in Alga. “Inoltre – aggiunge - l’Ibis sacro si è spinto recentemente fin dentro il centro storico della città dove sono stati osservati una cinquantina di individui nel margine sud-occidentale di Venezia, all’interno dell’area Italgas di Santa Marta e una sessantina di individui nell’area di travaso rifiuti di Veritas, nell’isola di Sacca Fisola. Gli individui sono stati osservati mentre si spostavano dall’area di travaso rifiuti verso la vicina Italgas, qui si erano formate delle pozze di acqua piovana che gli Ibis utilizzavano per abbeverarsi.

L’Ibis sacro è una specie opportunista, proprio come il gabbiano reale in veneziano "cocai"), e sebbene si nutra preferibilmente di insetti ed altri invertebrati che trova sul terreno, nei prati e nelle barene, non disdice né prede di più grandi dimensioni quali pesci, anfibi, rettili, uova e nidiacei di uccelli coloniali, né carogne o rifiuti lasciati dall’uomo”. Ma a preoccupare la naturalista è la possibile predazione dell’Ibis sacro su altre specie ornitiche, anche di interesse conservazionistico come sterne, fraticelli, fratini e beccapesci, tanto più che le uniche colonie nidificanti di beccapesci in Italia si trovano proprio in laguna di Venezia. Inoltre possono competere con altre specie per i siti di nidificazione e possono causare problemi di igiene e salute pubblica prelevando i rifiuti in prossimità anche dei centri urbani. E’ per questo che sarebbe opportuno avviare quanto prima un adeguato piano di monitoraggio che Francesca Coccon, insieme all’esperto Alvise Luchetta, aveva già proposto, a settembre del 2020, alla Regione del Veneto per “descrivere l’entità, la distribuzione e l’andamento temporale delle popolazioni di Ibis sacro nel contesto lagunare; produrre una cartografia georeferenziata dei dati raccolti; rilevare, in corso d’opera, le criticità legate alla presenza della specie in laguna e segnalarle prontamente agli organi di competenza; identificare le zone di maggior densità di individui o ‘zone rosse’ e quindi quelle aree più critiche da un punto di vista gestionale su cui indirizzare eventuali azioni di controllo e eradicazione”. 

Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 08:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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