Elena Dak, dalle sabbie del Sahara alle greggi sulle Dolomiti: ecco la vita di Buio

Domenica 30 Luglio 2023 di Raffaella Ianuale
Elena Dak

ll racconto della veneziana Elena Dak sul viaggio di un immigrato, appartenente a un popolo. I pastori, accolto da una coppia proprietaria di centinaia di pecore. Tra nostalgia e integrazione.

La signora dei deserti approda tra le Dolomiti. Dopo aver attraversato le dune sabbiose del Ténéré nel Niger, aver percorso in lungo e in largo il Sahara, aver fatto la guida nei tour in Ciad, Etiopia, Eritrea, Medio Oriente, Asia Centrale e India, rientra in Veneto e parte da Agordo. La veneziana Elena Dacome, che ha accorciato il suo cognome in Dak, ha scelto le vette bellunesi per la narrazione del suo ultimo libro "Brina e il Buio", edito da Mazzanti con prefazione di Toni Maraini e copertina di Alessandro Sanna. La sua non è un'inversione di rotta, perché tutte le sue esperienze, diventate poi romanzi e saggi, hanno un filo comune: seguire le carovane di nomadi. Quindi dopo essersi immersa per due mesi nel deserto al seguito dei tuareg e aver attraversato le regioni dell'India al fianco dei rabari, ora narra le avventure tra i monti veneti di Buio, il soprannome scelto per il giovane protagonista dell'ultimo volume.


IL PROTAGONISTA
Buio è un immigrato africano originario della regione sub sahariana e appartenente al fiero popolo Pheul dall'antica tradizione pastorizia, che dopo un avventuroso viaggio per terra e una burrascosa esperienza in barcone fino a Lampedusa sbarca tra le Alpi. Viene accolto da Alice e Fabio, neo genitori, e proprietari di diverse centinaia di pecore. La coppia che opera tra i territori di Belluno, Padova, Venezia e Treviso è anche diventata protagonista di uno studio di Elena Dak e alla loro storia è stato dedicato un articolo nel giornale The Guardian. Qui Buio inizia la sua seconda vita tra i pastori veneti transumanti con greggi e armenti tra le valli e gli alpeggi dolomitici sempre accompagnato da una amica speciale, Brina, un cane, anzi una cagna, pastore dalla razza indefinita. L'animale gli sarà di supporto nel lavoro e di compagnia nella solitudine dandogli affetto e conforto.
Il personaggio e la storia sono un'invenzione letteraria, ma in sè fondono la formazione di antropologa dell'autrice e le testimonianze raccolte tra i lavoratori africani di Senegal e Mali.

I temi dello sradicamento dalla terra d'origine e dell'integrazione positiva vengono narrati dagli occhi e dalle esperienze di Buio, diviso tra la necessità di lavorare e la nostalgia della sua Africa. È abituato a frequentare i luoghi della marginalità, ma qui si sente felice di meritare la responsabilità del gregge e di avere come compagna di lavoro la cagna, con cui non ha nemmeno il problema della lingua. Tra le Dolomiti scopre l'odore acre del legno che brucia, il profumo dei fiori montani e la neve che cade a fiocchi che in lui suscitano una girandola di immagini contrapposte che lo riconducono agli odori della sua terra, al tè condiviso attorno al fuoco domestico, alle palme piegate dal vento caldo africano.


STORIA IMMAGINARIA
Questo lavoro non è un reportage tra i pastori veneti, ma è un racconto, una storia di fantasia che ruota tutta attorno ai due protagonisti del titolo. In precedenza Elena Dak ha pubblicato, tra gli altri, i libri "La carovana del sale", un viaggio assieme ai Tuareg scelto da Ilaria Crotti per un corso di Letteratura italiana contemporanea a Ca' Foscari e "Io cammino con i nomadi" in cui narra il percorso nel Sahel con i nomadi Wodaabe. Inoltre ha fatto parte dello staff della trasmissione Overland, dedicata ai viaggi estremi e ha collaborato con Bruno Zanzottera fotografo anche per il National Geographic.


AUDIO E FOTO
All'interno di "Brina e il Buio" sono presenti dei codici QR che attraverso un'applicazione gratuita consentono al lettore di ascoltare l'audiolibro letto dall'autrice e di consultare la galleria fotografica con scatti di Zanzottera sulla ricerca svolta sul campo con i pastori Fabio, Alice, il loro figlio Martin e l'aiutante Bah. Si tratta di immagini scattate durante l'arco di un intero anno in cui ha seguito i loro spostamenti tra la Pianura Padana e le Dolomiti Bellunesi. Ricordiamo che in Veneto sono rimasti solo 60-70 pastori nomadi che fanno la stessa vita della giovane coppia agordina.

Ultimo aggiornamento: 17:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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