Bretella per l'aeroporto Marco Polo, indennizzi negati, espropriati in rivolta

Venerdì 5 Gennaio 2024 di Elisio Trevisan
Bretella per l'aeroporto Marco Polo, indennizzi negati, espropriati in rivolta

MESTRE - Non ci sarà nessun protocollo per gli indennizzi della gente che vive vicino alla futura bretella ferroviaria di collegamento tra la linea Venezia-Trieste e l’aeroporto Marco Polo.

Sono tutte quelle persone, residenti tra Tessera e Dese, che vivono vicino ma non abbastanza da convincere Rfi, (Rete ferroviaria italiana) a pagare per espropriare case e capannoni di aziende e demolirle: questi ultimi hanno ricevuto i soldi e hanno visto le loro proprietà, costruite spesso con tanti sacrifici, sgretolate dalle ruspe.


IL PROTOCOLLO
Lo scorso settembre, durante un incontro con la popolazione e i rappresentanti del Comune di Venezia, il commissario straordinario per la realizzazione della bretella, Vincenzo Macello, aveva promesso che avrebbe tenuto degli incontri successivi per arrivare, appunto, ad un protocollo condiviso che stabilisse la griglia delle regole per calcolare gli indennizzi a tutti coloro che saranno danneggiati dalla nuova ferrovia. Poi non si è saputo più nulla e per questo il 20 ottobre scorso l’assessore alla Mobilità, Renato Boraso, ha scritto una lettera all’ingegner Macello chiedendogli un incontro pubblico, e spiegando che era venuto a sapere che Rfi e Italferr stavano contattando i cittadini per effettuare le verifiche delle singole posizioni: «L’avvio di tali verifiche, seppur necessarie, stanno destando preoccupazione in seno alla popolazione interessata e pertanto, anche alla luce degli impegni a suo tempo assunti, per condividere i criteri che intenderete adottare nell’ambito della presente fase procedurale» ha chiesto un incontro urgente. Anche perché «c’è la più che concreta possibilità che gli immobili vicini all’area dove sorgerà la nuova bretella ferroviaria saranno sottoposti ad un notevole regime di svalutazione del proprio valore». Dopo altri solleciti da parte di Boraso e di Deborah Onisto, la consigliera di Forza Italia e delegata del sindaco ai rapporti con l’aeroporto («Con Boraso condividiamo l’urgenza di informare e garantire adeguate compensazioni economiche a quanti stanno subendo il disagio dell’infrastruttura»), finalmente il 27 dicembre il commissario ha risposto con una mail affermando, in sostanza, che non ci sarà più alcun incontro pubblico per gli indennizzi.


LA REPLICA
«I nostri tecnici hanno effettuata una dettagliata analisi delle interferenze tra la nuova opera e le proprietà dei privati definiti “frontisti” nei pressi del cosiddetto “triangolo” (l’area chiusa dalla linea Venezia-Trieste e dai due futuri binari della bretella aeroportuale ndr.). Dagli approfondimenti fatti è emerso che tutti coloro che si trovano in questa situazione risiedono ad almeno 30 metri dalla futura infrastruttura, rendendo difficile seguire l’ipotizzata stipula di un Protocollo per gestire gli indennizzi: non ci sarebbero infatti gli elementi fondamentali necessari a ricondurci a precedenti protocolli e relative norme di riferimento, per riconoscere, secondo un criterio comune a tutti e già utilizzato in altri contesti, un quantum per ciascuno di essi».
Se non ci sarà una condivisione, Macello propone comunque un’alternativa, ossia avviare dei separati tavoli con i singoli privati. «Abbiamo insistito per mesi per avere un minimo di criteri per rispondere ai problemi dei cittadini, cosa che avrebbe permesso anche di scremare le richieste meno fondate. - commenta Deborah Onisto - Ora questa risposta, se da una parte sembra un’apertura delle Ferrovie dello Stato perché vaglieranno ogni richiesta che gli arriverà, dall’altra parte il fatto che non ci sia una griglia, un protocollo, fa temere che, poi, si farà molto presto a dire no a chiunque. In particolare per il fatto che il commissario ha detto chiaramente che le case coinvolte sono a più di 30 metri di distanza dalla ferrovia e che per quelle non sono previsti indennizzi».
Se ci si aggiunge che in ambienti Rfi si sottolinea che quelle case sono state costruite dopo la ferrovia Venezia-Trieste, si fa presto a dar ragione alla Onisto, a Boraso e a quei cittadini che si dicono molto preoccupati: è vero, infatti, che molti degli edifici esistenti sono stati costruiti dopo la realizzazione della linea Venezia-Trieste, ma è altrettanto vero che finiranno dentro al “triangolo” costituito dall’incrocio con gli altri due binari della futura bretella e che c’è ben poca differenza tra chi abita a meno di 30 metri da quei lati del triangolo e chi abita a una distanza di poco maggiore. I rumori provocati ogni giorno da 18 treni a lunga percorrenza e da 43 regionali, cioè un convoglio ogni 15 minuti che sfrecceranno a 100 chilometri l’ora, non saranno molto differenti se l’abitazione è a più o meno di 30 metri di distanza.


LA ”METROPOLITANA”
L’11 dicembre scorso, in occasione della posa della prima pietra per la bretella, il governatore del Veneto, Luca Zaia, disse «abbiamo realizzato una metropolitana». Indubbiamente un bel servizio per chi lo utilizzerà, e che trasformerà l’aeroporto Marco Polo in un nodo intermodale completo, ma un netto peggioramento della qualità della vita per chi abita o lavora in zona. L’assessore Boraso e la consigliera Onisto hanno dato la disponibilità dell’amministrazione Brugnaro di fare da interlocutori tra i cittadini e Rfi. La vicenda, però, rischia di andare per le lunghe con i residenti costretti a pagarsi tecnici e avvocati. A Pescara, tanto per fare un esempio, c’è un condominio che ha fatto causa alle Ferrovie perché gli abitanti non riescono più a dormire di notte a causa del rumore dei treni; le Ferrovie hanno rinunciato ad andare in Cassazione per il pagamento degli indennizzi ma sono passati anni prima di arrivare a questo punto.
 

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