Treviso. Medici, il ritorno negli ospedali dalla sanità privata: già 11 i dietrofront

Il dg Benazzi: «Il vento è cambiato, ci si sta rendendo conto che quel settore dà meno soddisfazioni a livello professionale»

Mercoledì 6 Marzo 2024 di Mauro Favaro
Medici

TREVISO - La fuga dei camici bianchi verso la sanità privata si è fermata. Anzi, ora c’è il ritorno. Sono già 11 i medici che, dopo le dimissioni volontarie e l’esperienza nei centri privati, hanno chiesto di poter rientrare negli ospedali dell’Usl trevigiana. Tecnicamente l’operazione viene inquadrata come ricostituzione del rapporto di lavoro. È possibile ricorrere a questa entro cinque anni, a patto che ci siano ancora posti disponibili. E dato che non mancano, l’azienda sanitaria non se l’è fatto ripetere due volte. Sei specialisti sono già tornati formalmente sui loro passi: si tratta di due psichiatri che hanno ripreso servizio nei distretti di Treviso e Pieve di Soligo, di un nefrologo nell’ambito del pronto soccorso di Castelfranco, e di un gastroenterologo che ad aprile rientrerà a Treviso.

A giugno, infine, ci sarà il ritorno di due ortopedici nel reparto di Montebelluna. Hanno tutti tra i 30 e i 50 anni, e si erano licenziati tra il marzo del 2022 e il maggio dell’anno scorso. Negli ultimi mesi, di seguito, hanno presentato la richiesta di tornare a lavorare nel pubblico. «Il vento sta finalmente cambiando – spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl della Marca – Questi sono i medici già in rientro dal privato. E per aprile ne attendiamo altri cinque». Tra questi, ci saranno un internista e altri ortopedici. 

LE SCELTE

È lo stesso direttore Benazzi a ricordare che durante l’emergenza Covid, e nella sua onda lunga, diversi medici da troppo tempo sotto pressione avevano scelto altre strade, compreso l’anticipo della pensione. Oggi le cose stanno tornando alla normalità. La sanità pubblica che riprende a essere attrattiva rappresenta una conferma. «C’è stato un periodo in cui i medici sono andati via. Anche a causa del Covid, non ce la facevano più. Lavoravano troppo. E sono scappati andando nel privato. Ma ora posso garantire che questa fuga è finita – mette in chiaro Benazzi – Quelli che stanno nel sistema pubblico ci rimangono perché ci credono. E perché sanno che nel sistema pubblico hanno soddisfazioni a livello professionale, cosa che nel privato non hanno. A far marchette nel privato non c’è soddisfazione e non c’è crescita professionale – aggiunge – Nel pubblico, oltre a fare visite per abbattere le liste d’attesa, si fanno anche altre cose importanti. E qualcuno dice anche grazie». Da qui i rientri negli ospedali trevigiani. «Stiamo assistendo a un ritorno che è fondamentale – va avanti Benazzi – Oggi non mancano i colleghi che prima erano andati nel privato e che adesso chiedono di rientrare. Per fortuna c’è la norma che prevede che entro cinque anni possono farlo. Così stiamo recuperando chi era andato fuori perché stanco ed esasperato dopo il Covid. Ci si sta rendendo conto che alla fine la soddisfazione personale e professionale si ha nel pubblico. Qui c’è una casistica importante e non si fanno solamente visite come se si fosse in una catena di montaggio». 

I NUMERI

Ai ritorni, inoltre, si aggiunge la possibilità di “recuperare” 34 medici con più di 70 anni degli ospedali che ora, in base al decreto milleproroghe, potranno scegliere su base volontaria di rinviare la pensione, o addirittura di tornare in corsia, fino al compimento dei 72 anni (al massimo fino al 31 dicembre 2025). Certo, non vuol dire che la pesante carenza di camici bianchi sia risolta. Negli ospedali dell’Usl ne mancano poco più di 160. Ma per la prima volta sta prendendo forma un cambiamento di rotta. I problemi maggiori continuano a riguardare in particolare 5 specialità: dermatologia, medicina d’urgenza per i pronto soccorso, oculistica, ginecologia e psichiatria. «La più importante carenza di specialisti si ha nella dermatologia. Così come c’è una crisi vocazionale che coinvolge la chirurgia d’urgenza – tira le fila Benazzi – mentre sul fronte degli oculisti e dei ginecologi si sta gradualmente recuperando». Infine, per superare le carenze nell'ambito della salute mentale (mancano 20 psichiatri) si punta anche sullo sviluppo della psichiatria di comunità con team multidisciplinari e l’ingresso di nuovi psicologi ed educatori.

Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 12:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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