Rovigo. Siccità, l’allarme resta rosso: i fiumi sono di nuovo in calo

Lunedì 13 Febbraio 2023 di Francesco Campi
Nonostante le piogge la portata del Po continua a preoccupare

ROVIGO - Mediamente, in tutto il Veneto, a gennaio, come emerge dal bollettino Arpav, sono caduti 69 millimetri di piogge, più del doppio di quelle del gennaio dello scorso anno, quando caddero appena 28 millimetri, ed il 19% in più rispetto alla media storica, pari a 58 millimetri. La pioggia caduta nel bacino del Po, indicativa quindi del dato medio polesano, è stata pari a 66 millimetri, il 41% rispetto a quelli che sono stati i valori mensili di gennaio registrati a partire dal 1994. Nonostante tutto questo, però, la situazione è ancora preoccupante: al 31 gennaio le portate dei maggiori fiumi veneti risultavano tutte nuovamente in calo, dopo le modeste riprese della seconda decade, mantenendosi ancora nettamente inferiori alle medie storiche. Il Po, misurato a Pontelagoscuro, mostra con il 38% in meno rispetto ai valori medi stagionali e l’Adige a Boara Pisani il 17% in meno.

Ovvero, meno ancora rispetto al gennaio dello scorso anno. Questo perché negli ultimi quattro mesi, tra ottobre e gennaio, mediamente sono caduti 304 millimetri di precipitazioni, il 21% in meno della media del periodo 1994-2021, pari a 385, ma soprattutto perché continua a pesare la siccità accumulata lo scorso anno. 

UN ANNO BOLLENTE
Il 2022, infatti, è stato l’anno più caldo e più secco dell’ultimo trentennio, con le precipitazioni annue più basse mai registrate, ben 70 millimetri in meno rispetto al precedente record del 2015, e le temperature più alte, 12,7 gradi di media a livello regionale, 1,2 in più rispetto alla media 1993-2021 e 0,3 in più del precedente record del 2014 e del 2018, mentre la media delle massime è stata 18 gradi, addirittura 3,2 gradi in più della media e 0,7 rispetto al record del 2018. Arpav ribadisce, quindi, che «le precipitazioni di gennaio hanno fatto proseguire le dinamiche di ricarica della falda iniziate con le piogge di dicembre, ma la situazione di scarsità della risorsa idrica, anche se in generale miglioramento, permane su buona parte dell’alta pianura: per arrivare a primavera-estate con i livelli consueti per il periodo servirà un fine inverno e un inizio primavera con precipitazioni superiori alla norma». 

FALDE ASCIUTTE
Dati che l’Anbi, l’Associazione nazionale dei consorzi di bonifica, non manca di evidenziare con preoccupazione: «Le piogge di gennaio? Le falde del Veneto non se ne sono neanche accorte: situazione pesantissima. Si rilevano ancora valori prossimi ai minimi storici per gli acquiferi più importanti della regione». Nell’ultimo bollettino Anbi si sottolinea come «quasi ovunque è presente una situazione di normalità riferita ad uno scenario degli ultimi 3 mesi, con addirittura alcune zone moderatamente umide nel Veronese ed in Polesine. Tradizionalmente ci si sarebbe potuto attendere una condizione di umidità inferiore nel corso dell’inverno meteorologico, in favore di una condizione più umida in primavera. La tendenza degli ultimi anni segnala invece inverni piovosi e primavere sempre più avare. Nel mese di gennaio 2023 si è registrata una piovosità ‘normale’ rispetto alla media storica, la neve è tornata sui rilievi con una abbondanza vicina alla media anche se le alte temperature nella prima metà del mese ne hanno ridotto l’accumulo. Le portate dei corsi d’acqua non denotano ancora segnali di particolare ripresa dopo la magra dei mesi precedenti. Ancora grave la situazione delle falde acquifere lontane dalla rigenerazione dei bacini sotterranei».
 

Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 07:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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