ROVIGO - Il reddito di cittadinanza è stato abolito. Dal prossimo primo gennaio sarà sostituito dall’assegno di inclusione.
I DESTINATARI
A settembre le famiglie che hanno percepito il reddito di cittadinanza sono state 1.221, per un totale di 2.348 persone interessate, ottenendo mediamente 516,74 euro. A questi si sommano le 302 famiglie, per un totale di 336 persone, che hanno percepito una pensione di cittadinanza pari a 294,55 euro. La misura abolita, nel residuo, a settembre interessava 1.523 famiglie e 2.684 persone, alle quali è stata garantita una somma media di 472,68 euro. Circa la metà rispetto all’anno scorso.
Secondo un’analisi di Openpolis su dati Istat, una delle conseguenze della crescita dell’inflazione seguita alla fase post-pandemica è stato l’aumento della popolazione scesa al di sotto della soglia di povertà assoluta: nel 2022 sono salite a 5,6 milioni le persone classificabili come povere, in quanto non in grado di sostenere la spesa per l’insieme dei beni e servizi considerati essenziali per mantenere uno standard di vita minimamente accettabile. Si tratta del 9,7% dei residenti in Italia, in crescita rispetto al 9,1% del 2021. Il dato ancora più pesante è che fra i residenti con meno di 18 anni, la quota di poveri raggiunge il 13,4%. A chi pensa che sia un problema che non tocca il ricco Nordest, se nel Mezzogiorno il 15,9% dei residenti sotto i 18 anni si è trovato in povertà assoluta nel 2022, nel Centro e nel Nord del Paese l’incidenza si è attestata rispettivamente a 11,5% e 12,3%. Al Nord i bambini poveri nella fascia fra 0 e 3 anni sono stimati nel 15,2%. Tre ogni venti.
L’ANDAMENTO
Tornando al reddito di cittadinanza, la misura, entrata in vigore a marzo 2019, all’esordio ha fatto registrare in Polesine 3.974 domande. Nel 2020 2.868, nel 2021 2.166 e nel 2022 2.527, oltre il doppio rispetto alle 1.221 famiglie che teoricamente potrebbero beneficiare dell’assegno di inclusione. Eppure in Polesine i contribuenti che nel 2021 hanno dichiarato redditi complessivi sotto a 10mila euro sono stati il 24,3% del totale, rispetto al 23,4% di media regionale. Questo prima dello schiaffo inflazionistico. Fra l’altro, trattandosi di medie, si cancellano le differenze territoriali che invece sono nette: a fronte di comuni come Pontecchio, Occhiobello e Stienta, dove la quota di redditi sotto i 10mila euro è rispettivamente il 18,7%, il 19,7% ed il 19,81%, a Porto Tolle è addirittura il 37,1%, a Loreo il 31,9%, a Rosolina il 31,8% e a Villanova Marchesana il 31%. Nel capoluogo è il 21,5%, ad Adria il 24,2%, a Porto Viro il 27,2%, a Lendinara il 24,5% e a Badia il 24,7%. Il reddito disponibile pro capite delle famiglie polesane, pur cresciuto fra 2019 e 2021 da 16.169 a 16.706 euro, resta oltre 3mila euro al di sotto della media nazionale, passata da 19.267 a 19.761 euro. Mediamente, quindi, una famiglia polesana ha oltre il 15% di reddito in meno rispetto alla media italiana. Nella classifica in base al reddito del 2021, il Polesine è al 68. posto fra le province italiane, nettamente ultima del Veneto.