A 10 anni in aula col niqab. Bufera per le parole della dirigente scolastica del Friuli: «Nessuna norma lo vieta»

Resta il fatto che la vicenda ha sollevato un polverone, ma una cosa, però, è riuscita a fare: ha messo d'accordo Destra e Sinistra regionali

Martedì 5 Marzo 2024 di Loris Del Frate
A 10 anni in aula col niqab. Bufera per le parole della dirigente scolastica del Friuli: «Nessuna norma lo vieta»

PORDENONE - Saranno i servizi sociali del Comune a cercare di fare luce sul caso della bambina di 10 anni che nei giorni scorsi è arrivata a scuola, nella sua classe in quarta elementare, con il niqab, il velo integrale utilizzato da alcune donne islamiche che copre l'intero volto, lasciando visibili solo gli occhi. Ieri il vicesindaco, nonché assessore all'Istruzione, Alberto Parigi, ha inviato una lettera a tutte e quatto le dirigenti dei plessi scolastici di Pordenone chiedendo formalmente di sapere il nome della bambina per poter poi risalire alla famiglia. «È necessario un controllo - ha spiegato Parigi - perché la questione prima di tutto è sociale e culturale, quindi è bene parlare con i genitori di questa bambina». Resta il fatto che la vicenda ha sollevato un polverone, ma una cosa, però, è riuscita a fare: ha messo d'accordo, almeno per una volta, Destra e Sinistra regionali. Dal Pd, sino a Fratelli d'Italia, hanno censurato il fatto, chiedendo di intervenire. In più hanno fatto i complimenti alla maestra che è intervenuta subito, convincendo la famiglia di origine africana (la ragazzina è nata in Italia) a far tornare a scuola la bambina senza il velo integrale.

Pare, però, che la maestra, a fronte del fatto che la situazione si era subito normalizzata, non abbia fatto la segnalazione alla dirigente. Da qui la ricerca del nome e della famiglia della piccola.


LA DIRIGENTE
Hanno invece sollevato perplessità le parole della dirigente dell'ufficio scolastico regionale, Daniela Beltrame. «La maestra - ha spiegato - ha senza dubbio agito in buona fede ed ha anche risolto brillantemente il problema, ma dovrebbe riconsiderare il suo pensiero, alla luce del fatto che non ci sono norme o leggi specifiche che impediscano l'ingresso a scuola con il velo. Anzi, sino a quando non sarà espressamente vietato è necessario favorire l'inclusione degli studenti stranieri favorendoli anche sulle scelte legate alla loro religione». Come dire che la bimba avrebbe potuto entrare in classe con il Niqab. La dirigente ha anche spiegato che la sua posizione personale è differente, ma questa è la normativa attuale. «Non è pensabile - è andata avanti - ritenere che si possa adottare anche a scuola la norma legata esclusivamente alla tutela dell'ordine pubblico che prevede, appunto, il volto sempre scoperto. Quella legge non è assimilabile alle regole scolastiche. Serve, dunque, una nuova direttiva che specifichi nel dettaglio l'impossibilità di accedere con il velo o con il volto coperto».


LE MAMME
Ma non è ancora tutto. Daniela Beltrame solleva anche un'altra questione che si è ripetuta più volte nelle scuole della regione. «Ci sono mamme di fede islamica - spiega - che si presentano a prendere i loro figli coperte con il velo. Non sono, quindi, riconoscibili. Come deve comportarsi una maestra?». Nell'incertezza è anche accaduto che le mamme siano state fatte entrare in segreteria e le sia stato chiesto di togliere il velo per farsi identificare. Solo allora sarebbe stato riconsegnato il bambino. Si tratta, comunque, di problemi che dovrebbero essere affrontati.

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IL CONSIGLIERE
Resta il fatto che Alessandro Basso, consigliere regionale di FdI, preside di una scuola superiore e già presidente dell'associazione regionale dirigenti scolastici non ci sta. «Daniela Beltrame, direttore dell'ufficio scolastico regionale Fvg - attacca - ha perso l'ennesima occasione per evitare di commentare in modo impreciso e irresponsabile la vicenda pordenonese legata al niqab e dimostrare quanto poco conosca la scuola e il nostro contesto sociale. La maestra non poteva fare diversamente. Proprio perché siamo in assenza di una regolamentazione specifica, bene ha fatto ad agire secondo il buon senso nella direzione prioritaria della "riconoscibilità". Tralasciando qualsiasi valutazione pedagogica - conclude Basso - ma affermare, come ha fatto Beltrame, che si sarebbe messo in discussione il processo di integrazione, è completamente falso».

Ultimo aggiornamento: 11:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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