Lette oggi, due settimane dopo che Nicolas si è impiccato in camera sua, le risposte della scuola ai genitori che chiedevano aiuto rendono la tragedia ancora più terribile. «Sono una vergogna» ha commentato il ministro dell'istruzione francese Gabriel Attal. Solo fredda burocrazia nelle parole del preside e del rettorato, richiami al regolamento, invito a non esagerare, con minacce di denuncia e evidente incredulità davanti alla disperazione dei genitori, che raccontavano di un figlio perseguitato, infelice, incapace di reagire agli insulti, a volte pronunciati dai compagni anche davanti ai professori.
CRUDELTÀ
Nicolas aveva 15 anni. Si è ammazzato impiccandosi con una federa il 5 settembre, a casa sua a Poissy, alla periferia ovest di Parigi.
Ha retto un solo giorno di scuola del nuovo anno scolastico. A nulla è servito aver cambiato scuola: aveva cominciato il secondo anno delle superiori, un istituto tecnico. Ma forse le ferite non si erano rimarginate, oppure le persecuzioni erano continuate anche durante l'estate. Lui comunque non ne parlava più. Non dopo aver letto, con la madre Béatrice, la lettera raccomandata inviata dal provveditorato della provincia di Versailles il 20 aprile. Il testo è stato reso noto due giorni fa dall'emittente BFMTV, accompagnato dalle lettere inviate dal preside ai genitori. Un carteggio che rivela un'istituzione incapace di riconoscere e rispondere ai fenomeni di bullismo. Il ministro Attal ha convocato una conferenza stampa. Ha fatto sapere che «un'inchiesta amministrativa» è stata aperta subito dopo il suicidio di Nicolas «per stabilire il modo in cui si sono svolti i fatti e le diverse responsabilità». Attal ha assicurato che «tirerà tutte le conseguenze del caso: il mio ruolo di ministro dell'Educazione Nazionale non è difendere a ogni costo un'istituzione ma difendere a ogni costo i nostri studenti e i nostri figli». E invece i genitori di Nicolas si erano sentiti rispondere che aver rimproverato al preside un eccessivo immobilismo era un comportamento «inaccettabile», erano stati richiamati al «rispetto della comunità educativa», veniva loro ricordato che «denunciare in modo inesatto un pubblico ufficiale» può essere passibile di «cinque anni di prigione e 45mila euro di ammenda» e infine veniva loro «ingiunto» di avere «un atteggiamento costruttivo e rispettoso». Insomma di essere più educati. «Da quel giorno Nicolas non è stato più lo stesso», ha detto ieri Beatrice Le Blay in un'intervista al Journal du Dimanche. Le molestie erano cominciate il primo giorno di scuola, il 30 settembre 2022 alle ore 10, come aveva denunciato anche in commissariato. Erano soprattutto in due, se la prendevano con lui e anche con la sua famiglia: «Sei brutto, fai schifo come tua madre e tua sorella, nessuno ti vuole bene».