Elezioni/ Quattro domande ai candidati
su capitale umano, sviluppo e federalismo

Mercoledì 17 Marzo 2010 di Oscar Giannino
Oscar Giannino
Capisco bene che la campagna elettorale la campagna elettorale, e dunque i candidati presidenti preferiscano parlare di obiettivi economici che i veneti capiscono al volo, si tratti dell’Sfmr e delle Olimpiadi, dell’alta velocit ferroviaria, del disegno per le utilities locali a partecipazione pubblica a Veneto Sviluppo.



Tutti sappiamo che nel centrodestra veneto la partita è volta a misurare i rapporti di forza tra Lega e Pdl. E che dal risultato delle urne dipenderà il bilanciamento interno dell’eventuale giunta Zaia. Tuttavia, non ci sarebbe dispiaciuto se nella campagna si fossero levati anche impegni di più alto orizzonte, su questioni economiche più di fondo che pesano sui tassi di sviluppo e sulla qualità stessa dello sviluppo del Veneto. Proviamo a indicarne quattro, nella speranza che magari negli ultimi giorni i candidati presidenti possano, se lo credono, dare delle risposte. Scelgo quattro questioni tra le tante, intenzionalmente indicandone due tra le determinanti della crescita e due, invece, sui rapporti con lo Stato centrale.



Il primo è il capitale umano. Nel 2009 della terribile crisi, il Veneto ha difeso un tasso di attività sul totale della sua popolazione tra i 15 e i 64 anni del 68%, pari a quello del Piemonte e di un punto inferiore a quello lombardo; 4 punti più del Lazio, 18 più della Sicilia, 20 più della Campania. Se esaminiamo il valore aggiunto creato dall’economia veneta rispetto ai prezzi base per unità di lavoro, rispetto a 100 come media dell'Italia il Veneto stava a 101,4 nel 1995, e da 102 nel 2008 è salito nel 2009 a quota 104,2. In tutto il Nord, è la seconda media più alta, e dunque sembrerebbe un dato da difendere. Ma non è così. Fra quelle del Nord, il Veneto è la grande Regione in cui è cresciuto l’apporto dell’industria, mentre Lombardia e Piemonte terziarizzavano. Di conseguenza bisogna far gara con la Lombardia, se si vuole continuare a crescere di più. Il Veneto, purtroppo, resta tra le regioni del Nord quella con la più bassa percentuale di laureati e postlaureati sul totale della popolazione attiva: il 9,7%, rispetto all’11,6% di Lombardia, Emilia Romagna e Toscana. La Regione insieme ai Comuni possono fare molto, in un un quinquennio, per cambiare questo elemento penalizzante. È troppo chiedere di venire misurati alle elezioni sulla base di un punto percentuale in più di laureati in una legislatura?



Il secondo indicatore riguarda il modello di crescita. E soprattutto i servizi, il terziario. Il Veneto è cresciuto in questi anni più del resto del Nord puntando sulla piccola industria. Sul totale degli occupati, l’industria veneta pesa oggi quasi il 40% rispetto a una media del 35,7% del Nordest e del 29% nel Nordovest, mentre gli occupati nei servizi rappresentano il 57% rispetto al 61% nel Nordest e al 68% nel Nordovest. Nei prossimi anni, è il terziario il settore a dover alzare livelli di occupazione e produttività. Eppure, se si va a vedere il terribile saldo delle imprese nate e morte nel 2009, nei servizi in Veneto è stata quasi una strage. Esercizi di commercio al dettaglio in meno: 650. Alberghi e pubblici esercizi: 529. Altre unità produttive di servizi in meno, nel saldo tra iscritte e cessate: 1.602. Sul totale complessivo italiano di 21mila imprese di servizi in meno nel 2009, sono 3.600 quelle venute a mancare nel solo Veneto. È troppo chiedere che cosa i candidati si prefiggono su questo tema?



Il terzo e il quarto impegno riguardano invece il federalismo. Uno investe il gettito fiscale, l’altro il tasso di solidarietà. Se si ricompone la graduatoria delle Regioni italiane per gettito differenziale ed evasione relativa, cioè calcolando la somma positiva o negativa tra gettito reale e gettito atteso nel primo caso, e calcolando nel secondo il rapporto tra evasione stimata ed evasione attesa, il Veneto non è affatto la terra degli evasori che si racconta bensì la terza regione italiana più virtuosa, dopo Lombardia ed Emilia Romagna. Quanto di questo “sovragettito da onestà” i candidati a guidare il Veneto si impegnano a portare a casa nella trattativa per il federalismo fiscale? Idem se dal gettito procapite si passa al totale del dare-avere per le politiche di solidarietà: in quel caso il Veneto viene subito dopo le Marche, come regione tra le più spoliate a favore del Sud. Con un contributo che si attesta attorno ai 5 miliardi di euro l’anno a proprio sfavore e gli oltre 80 a vantaggio complessivo del Sud. Ci dite quanti di questi denari il Veneto che guiderete vorrà trattenere per sé?
Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 13:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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