Superbonus, cosa cambia? Stop sconto in fattura e cessione del credito. Arriva la dichiarazione preventiva

Martedì 26 Marzo 2024, 21:33 - Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 10:33

Le comunicazioni

Giorgetti ha comunque parlato degli «interventi successivi all’entrata in vigore del decreto-legge». Dovrebbe voler dire che chi è partito è in salvo. Si vedrà. C’è poi un’altra novità di rilievo. Il prossimo quattro aprile dovranno essere comunicate all’Agenzia delle Entrate tutte le operazioni di cessione del credito in essere. Con il decreto, ha spiegato ancora Giorgetti, sarà «esclusa l’applicazione dell’istituto della remissione in bonis che avrebbe consentito, con il pagamento di una minima sanzione, la comunicazione funzionale alla fruizione dei benefici fino al 15 ottobre 2024». Subito dopo Pasqua, prima della presentazione del prossimo Documento di economia e finanza, il Tesoro vuole sapere qual è il fardello definitivo del Superbonus che peserà sui conti pubblici. Il conto, come detto, continua a salire, e ormai viaggia verso i 150 miliardi di euro. «Soldi che peseranno sul debito per diversi anni», ha detto Giorgetti. Le nuove misure tuttavia, potrebbero convincere Eurostat a rivedere la classificazione in bilancio dei crediti fiscali, facendone spalmare il costo su più anni e aprendo spazi per nuove misure del governo. La stretta non si esaurisce agli sconti in fattura. Chi ha debiti fiscali con lo Stato, non potrà più accedere all’agevolazione. «Al fine di evitare la fruizione dei bonus edilizi anche da parte dei soggetti che hanno debiti nei confronti dell’erario», ha spiegato il ministro, «estendendo una normativa già prevista nel nostro ordinamento, si dispone la sospensione fino a concorrenza di quanto dovuto dell’utilizzabilità dei crediti di imposta inerenti i bonus edilizi in presenza di iscrizioni a ruolo o carichi affidati agli agenti della riscossione relativi imposte erariali». Infine, chiunque vorrà in futuro utilizzare bonus edilizi, dovrà effettuare una «comunicazione preventiva», già in fase di progettazione degli interventi. La ragione, ha spiegato Giorgetti, è che lo Stato non può più ritrovarsi a conoscere l’entità delle agevolazioni concesse solo nel momento in cui sono emesse le fatture. Il monitoraggio, insomma, deve partire prima. E a chi gli domandava se intendesse confermare la sua fiducia al Ragioniere generale dello Stato Biagio Mazzotta, responsabile delle quantificazioni poi rivelatesi sballate della misura, il ministro si è limitato a dire che non era «la sede per discuterne». Nessuna difesa, nemmeno d’ufficio.

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